Archivi tag: mostra

Giochi da museo : giocattoli etruschi a Perugia

I giochi e i giocattoli dei bambini e delle bambine dell’Italia etrusco-italica e poi romana sono al centro della mostra “ Giochi da museo “, allestita nel Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, a Perugia.

Lungo il percorso espositivo si possono osservare sia giocattoli che immagini di giochi raffigurati, per esempio, su vasi e su specchi: un insieme che riesce a restituire la rilevanza che già nell’antichità gli aspetti ludici avevano nella formazione dei piú piccoli.

Diversi giocattoli rinvíano ad alcuni ancora presenti nel nostro tempo: è il caso di bambole, oggetti miniaturistici, trottole, sonagli, dadi, palline, animaletti.

Mostra Giochi da Museo – trottola

Tra i reperti selezionati per Giochi da museo , spicca, per esempio, una trottola in ceramica figurata che proviene da via della Cava a Orvieto. Essa presenta una forma biconica schiacciata ed è decorata da linee, tralci vegetali con foglie d’edera e palline. Indagini radiologiche hanno mostrato che, al suo interno, sono presenti otto sassolini che avevano la funzione di assicurare effetti sonori mentre la trottola era in movimento. Può essere datata tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C.

Una testimonianza di età romana particolarmente significativa è rappresentata dagli oggetti di una casa per bambole appartenuta alla piccola Iulia Graphis. Essi provengono dal corredo funerario della sua tomba rinvenuta in una delle necropoli di Brescello (l’antica Brixellum).

I tredici oggetti in piombo, databili nella prima metà dei Il secolo d.C., riproducono elementi del mobilio, suppellettili e stoviglie: si possono segnalare una cathedra supina, . ovvero una sedia per una donna di rango, un tavolino per il banchetto (mensa tripes), un appoggio per contenitori delle vivande (repositorium), o, ancora, un tegame con coperchio, una brocchetta, una lucerna.

Singolare è anche un bronzetto proveniente da Cascia e raffigurante un bambino che tiene una palla appoggiata sul fianco, in attesa d’iniziare a giocare: il manufatto sembra potersi datare nel I secolo a.C.

« Giochi da museo »
Perugia, Museo Archeologico Nazionale dell’Umbrìa
fino al 17 aprile

Dove e quando:

« Giochi da museo »
Perugia, Museo Archeologico Nazionale dell’Umbrìa
fino al 17 aprile

Orario tutti i giorni, 8,30-19,30

Info tel. 075 5727141;
http://polomusealeumbria.beniculturali.it

Articolo tratto da Archeo febbraio 2017

Condivi subito:

Fine settimana con MurloLIBRO

MurloLIBRO, Prima edizione della mostra mercato del libro organizzata dalla Pro Loco di Murlo, sarà in scena questo fine settimana. Potrete trovare anche le nostre pubblicazioni.

Questa domenica, 19 giugno 2016, avrà luogo nella spettacolare cornice del Castello di Murlo (Siena) la prima edizione della Mostra Mercato del Libro di Murlo (MurloLIBRO), organizzata dalla locale Pro Loco con il patrocinio del Comune di Murlo. MurloLIBRO si svolgerà in occasione dei 50 anni dell’area archeologica etrusca di Poggio Civitate, e dei i ritrovamenti archeologici che testimoniano la scoperta più straordinaria sull’architettura degli etruschi.

MurloLIBRO, che anticipa l’ormai famoso e atteso luglio murlese del Bluetrusco, festival unico dedicato interamente  agli Etruschi, è alla prima edizione e potrà vantare ospiti e i sostenitori importanti: le autrici Silvia Roncucci e Ilaria Sciascia, Laura Perrini  e Urania Vannuccini, i fotografi Bruno Bruchi  e Cesare Moroni, il Gruppo Scrittori Senesi, gli scrittori Luciano Scali, Nicola Ulivieri e la giornalista Annalisa Coppolaro, alla quale spetterà il compito di condurre le conversazioni ed incontri in esclusiva.

MurloLibro volantino
MurloLibro 2016 Volantino

MurloLIBRO si svolgerà tra la Piazza della Cattedrale e la Via Tonda nel pieno cuore del Castello di Murlo e potrà vantarsi della presenza di una decina di Case Editrici (tra le quali la Nuova Immagine Editrice) e i loro stands e con le ultime novità editoriali; momenti di intrattenimento si alterneranno alle presentazioni di libri e a momenti di completo relax per i più piccoli, condotti dal gruppo di animazione della Biblioteca Comunale di Murlo.

La I° edizione di MurloLIBRO si protrarrà per l’intera giornata, dalle 11.00 fino alle 24.00.

Dal pomeriggio tardo il Museo Archeologico offrirà un gradevole Aperitivo a coloro che acquisteranno il biglietto di entrata mentre la serata sarà dedicata all’atteso evento Murlo SWING & WINE, arrivato già alla sua decima edizione, e che avrà come protagonisti la musica del Joseph Nowell Trio e la degustazione di prodotti e di vini delle aziende murlesi.

MurloLibro volantino
MurloLibro 2016 volantino

Ecco il Programma di MurloLIBRO:

  • Alle ore 11:00 Inaugurazione della Mostra con le Autorità locali invitate per questa prima edizione.
  • dalle 14:30 Iniziative di intrattenimento per i visitatori, ovvero presentazioni di libri e incontri con gli autori, attività di animazione per bambini e ragazzi a cura della Biblioteca Comunale di Murlo, conversazioni con il gruppo degli Scrittori Senesi.
  • dalle 18:30 APERITIVO al Museo con degustazione di vini locali offerto nel prezzo del biglietto.
  • alle 21:30 Murlo Swing&Wine, con musica dal vivo e degustazione di vini locali nel bicchiere appositamente realizzato per l’occasione.
Condivi subito:

Mummia di Zagabria arrivata al Maec

Cortona: mostra “Gli Etruschi maestri di scrittura” alle porte con la Mummia di Zagabria

SONO GIORNI frenetici per la macchina comunale di Cortona impegnata nell’allestimento all’interno del Maec della mostra internazionale «Gli Etruschi maestri di scrittura» in collaborazione con i il Museo del Louvre e Museo Henri Prades di Lattes. Ieri mattina alla presenza del sindaco Francesca Basanieri insieme a Laurent Haumesser curatore del museo del Louvre e ai tecnici della Soprintendenza Archeologica sono state aperte le casse contenenti i famosi reperti che saranno in mostra da venerdì 18 marzo. Tra quelli più attesi c’è sicuramente le bende della Mummia di Zagabria, il testo etrusco più lungo ed anche con la storia più sorprendente.

Mummia di zagabria
Mummia di zagabria

Nel 1862, un collezionista croato ha donato al museo di Zagabria una mummia acquistata qualche anno prima in Egitto. Era avvolta in strisce di lino con uno scritto che prima non si era riusciti a decifrare. Fu solo nel 1892 che si capì che si trattava di un testo etrusco. «Le strisce formavano originariamente un libro – ha spiegato Laurent Haumesser – Si tratta di un calendario rituale fatto di prescrizioni e di preghiere. E’ probabile che il libro appartenesse ad un sacerdote etrusco che ha soggiornato in Egitto. Quando non è più servito è stato tagliato a strisce per avvolgere la mummia».

Etruschi Maestri di Scrittura
Etruschi Maestri di Scrittura

UN EVENTO nell’evento, visto che da quando il reperto è finito nelle mani del museo croato, non era mai stato dato in prestito. Per ospitare l’opera è stato necessario allestire una sala climatizzata con una temperatura costante di 19 gradi che ne permetta al meglio la sua conservazione. «E’ davvero un orgoglio per la città – ha sottolineato il sindaco Basanieri – aver ottenuto queste opere e di questo dobbiamo ringraziare anche i nostri partner del museo del Louvre e di Montepellier.

Questa mostra è un appuntamento imperdibile per gli appassionati di archeologia e siamo certi che otterrà il successo che merita». Saranno oltre 100 i pezzi in esposizione che rappresentano le testimonianze più interessanti dell’epigrafia etrusca, provenienti da alcuni dei più importanti musei del mondo. L’appuntamento cortonese rappresenta un nuovo punto di arrivo per lo studio di questo affascinante popolo, a distanza di 30 anni dall’ultima mostra specifica e permette dimettere in luce importanti risultati. «Conosciamo già molto della lingua etrusca e della scrittura – sottolinea ancora Haumesser – grazie ad un lavoro tenace e paziente dei ricercatori che ci hanno permesso di fare grandi progressi. La speranza è quella di aggiungere ulteriori tasselli, come quelli ottenuti grazie alla scoperta della Tabula Cortonensis, che permettano nuovi passi avanti nella ricerca».

AL MUSEO La macchina organizzativa dell’evento è già attiva per l’allestimento della kermesse che inizia venerdì
AL MUSEO La macchina organizzativa dell’evento è già attiva per l’allestimento della kermesse che inizia venerdì

L’inaugurazione della mostra è in programma venerdì alle 15,30 al Teatro Signorelli a cui seguirà il taglio del nastro ufficiale e potrete cogliere l’occasione di vedere per la prima volta in Italia la Mummia di Zagabria.

Condivi subito:
Ombra degli etruschi a Prato

Ombra degli Etruschi a Prato

Il Palazzo Pretorio di Prato ospiterà la rassegna l’ombra degli Etruschi in programma dal 19 marzo al 30 giugno

Un patrimonio storico-culturale tutto ancora da scoprire da Artimino a Fiesole, passando obbligatoriamente per il sito archeologico di Gonfienti. Prato ha un forte legame con la civiltà etrusta e il Museo di Palazzo Pretorio, fulcro del patrimonio storico-culturale cittadino vuole riallacciare i rapporti con l’antica civiltà, dedicando un’interessantissima mostra alle popolazioni etrusche che si stanziarono a Nord del fiume Arno, nella zona di Firenze-Prato-Pistoia, del Mugello/Val di Sieve e del Montalbano.

Ombra degli etruschi a Prato
Ombra degli etruschi a Prato

La mostra, che si intitola “L’ ombra degli Etruschi. Simboli di un popolo fra pianura e collina”, è allestita nell’area al piano terra del Museo di Palazzo Pretorio, è prevista dal 19 marzo al 30 giugno. Saranno esposti dieci bronzetti e ventiquattro monumenti in pietra tra cui cippi e stele decorati a rilievo ed appartenenti alle famiglie gentilizie che mettevano sulle rispettive tombe le proprie immagini, quelle che volevano che arrivassero all’esterno. Una particolare sezione della mostra L’ombra degli Etruschi sarà interamente dedicata alle pietre fiesolane, tra le produzioni che caratterizzano nel modo migliore questa notevole porzione di territorio che si estende fra pianura e collina dal Mugello alla Val di Sieve, dall’area prettamente fiorentina e fiesolana fino ad arrivare alla zona pratese e pistoiese.

La kylix (coppa) attica a figure rosse, attribuita al celebre pittore ateniese Douris, in mostra a Prato
La kylix (coppa) attica a figure rosse, attribuita al celebre pittore ateniese Douris, in mostra a Prato

Perchè proprio Prato dovremmo scegliere per scoprire gli Etruschi?

In attesa che il sito archeologico di Gonfienti diventi accessibile ai cittadini, il merito di “L’ ombra degli Etruschi” è quello di riuscire a cogliere in modo molto omogeneo il reale significato di questa produzione di reperti, scoprento il mondo del sacro e dell’aldilà, unendo in una sede unica, per la prima volta, i pezzi più importanti epregiati in funzione. Per mettere in risalto il nucleo dei materiali pratesi e il profilo delle pietre fiesolane è stato ideato un suggestivo gioco di luci e di ombre: l’allestimento della mostra Ombra degli Etruschi è stato creato dall’architetto Francesco Procopio, e punta a cogliere l’attenzione del visitatore rievocando suggestioni di altre epoche.

Una stele etrusca in pietra decorata a rilievo
Una stele etrusca in pietra decorata a rilievo

La mostra è curata da Giuseppina Carlotta Cianferoni (Polo Museale della Toscana), Paola Perazzi, Gabriella Poggesi e Susanna Sarti (Soprintendenza Archeologia della Toscana), con la collaborazione della conservatrice del Museo Rita Iacopino, ed è promossa dal Comune di Prato, Mibact, Soprintendenza Archeologia della Toscana, con la collaborazione del Polo Museale della Toscana.

Bronzetto votivo etrusco (raccolta Guasti-Badiani)
Bronzetto votivo etrusco (raccolta Guasti-Badiani)

Informazioni sulla mostra L’ Ombra degli Etruschi a Prato

La mostra è visitabile tutti i giornidalle 10.30 alle 18.30 (escluso il martedì), il biglietto d’ingresso è di 4 euro. Info: www.palazzopretorio.prato.it

Depliant ombra etruschi
Depliant ombra etruschi
Depliant ombra etruschi
Depliant ombra etruschi
Condivi subito:

Gli Etruschi e gli altri mostra prorogata

Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri Tracce etrusche nella storia di Reggio. Mostra PROROGATA al 31 marzo 2016

Don Gaetano Chierici, archeologo ed ideatore del Museo di Storia Patria situato a Reggio Emilia, da tutti riconosciuto come uno dei fondatori della paletnologia moderna, nel 1864 diede notizia del ritrovamento di un’iscrizione a Castellarano, che attribuì senza alcuna esitazione agli Etruschi, avendo intuito la presenza degli etruschi in quei luoghi prima ancora dell’avvento dei Romani. Da quel preciso momento le indagini sulla presenza degli etruschi tra il Po, l’Appennino e l’Enza hanno evidenziato l’importanza che Reggio Emilia aveva assunto in quel tempo anche rispetto alle province limitrofe. Di questa scoperta importantissima parla la mostra nel Palazzo dei Musei a Reggio Emilia dal nome “ Gli Etruschi e gli altri Reggio Emilia terra di incontri”, curata da Roberto Macellari.

Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri
Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri

Gli Etruschi e gli altri è promossa dal Comune di Reggio Emilia – Musei Civici, dalla Fondazione Manodori, e dalla Soprintendenza dei Beni archeologici dell’Emilia Romagna. La mostra vuole evidenziare un territorio che fin dai tempi più antichi costituì un vero e proprio crocevia di contatti e legami tra popoli come ad esempio Etruschi, Liguri e Celti e Umbri.

Gli Etruschi e gli altri mette l’accento sul quadro di una realtà composita, in cui gli Etruschi, depositari della cultura scritta, avevano ben salde le leve del potere sia politico che economico fino al tardo VII secolo a.C. in rapporto con Celti e Liguri e con Umbri (anche se su quest’ultimi c’è meno certezza). Il territorio Reggiano era un territorio caratterizzato da una serie di incroci culturali facilitati da un fitto reticolo di strade che permetteva la circolazione di popolazioni portatrici di lingue, religioni e culture differenti. I devoti di cultura diversa, con in comune la fede nelle medesime divinità, convergevano poi nei luoghi principali di culto. Il più importante di questi santuari era a Servirola a San Polo D’Enza, dove veniva venerata la dea Vei.

Gli etruschi e gli altri a Reggio Emilia
Gli etruschi e gli altri a Reggio Emilia

Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri ” mette in mostra circa 200 oggetti delle collezioni dei Musei Civici di Reggio Emilia, fra bronzetti figurati, iscrizioni etrusche, vasellame in ceramica e in bronzo. Sono presenti inoltre corredi funerari delle diverse tipologie etniche documentati nel territorio Reggiano, tra cui Etruschi, Celti e Liguri, con qualche riferimento alla cultura umbra. Ma sono esposti anche reperti dell’abbigliamento femminile, dell’equipaggiamento militare, del simposio e una rassegna epigrafica dei primissimi nomi a noi noti scritti in etrusco, che in certi casi svela l’origine etnica “altra” di alcuni personaggi poi assimilati nel nuovo ramificato contesto culturale. In mostra c’è anche un lituo, insegna dell’augure, il sacerdote incaricato di tracciare le strade, e un mozzo di ruota di carro tipico etrusco che ricordano la grande intensità dei traffici che animavano quelle vie di comunicazione.

Gli etruschi e gli altri
Gli etruschi e gli altri

Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri visto l’interesse riscontrata nei visitatori è stata prorogata fino al 31 marzo 2016

Condivi subito:

Mostre a Roma: James Tissot

James Tissot: ritraeva passioni e tormenti delle signore altoborghesi. Chic come su un set di moda

Per la prima volta arriva in Italia l’attesissima mostra dedicata a James Tissot, il grande pittore francese (ma britannico di adozione) che ha celebrato i fasti dell’alta borghesia in epoca vittoriana, tra rivoluzione industriale e colonialismo. Con oltre 80 opere provenienti dalla Tate Gallery di Londra e dal Museo d’Orsay di Parigi, il percorso espositivo racconta il suo incredibile talento di colorista, il suo interesse per la moda e l’influenza che su di lui ebbero l’ambiente parigino e la realtà londinese. Acuto ritrattista di eventi e feste mondane dell’alta società, si contraddistinse per la sua inclinazione a mostrare ed esaltare il fascino femminile: le sue donne sono sempre giovani e bellissime, raffinate ed eleganti, avvolte in abiti preziosi con particolari dettagliati e precisi. Come “istantanee” scattate su un set fotografico di moda.

James Tissot, The Gallery of HSM Calcutta (Portsmouth), 1876 ca, olio su tela
James Tissot, The Gallery of HSM Calcutta (Portsmouth), 1876 ca, olio su tela

James Tissot in prima visione a Roma

Quando pensiamo alla figura di James Tissot non può non venirci subito in mente lo straordinario ritratto che gli fece l’amico Edgar Degas tra il 1867 e i11868, oggi conservato al Metropolitan di New York; ritratto che vale più di qualsiasi intervento critico, più di qualsiasi approfondimento psicologico: un James Tissot trentunenne (il pittore era nato a Nantes il 15 ottobre 1836), adagiato su una sedia nel suo studio, appare in tutta la sua enigmatica “imprendibilità”. La postura stessa del soggetto sembrerebbe suggerire la trasversalità psichica e culturale di quel personaggio davvero difficile da cogliere appieno. La produzione matura di James Tissot, ambiguamente sospesa tra suggestioni impressioniste ed echi preraffaelliti, rimane a tutt’oggi un fascinoso enigma da sciogliere: lo premettono in primis gli organizzatori di una splendida mostra allestita a Roma nel Chiostro del Bramante e aperta fino al 21 febbraio 2016. La rassegna, curata dallo specialista Cyrille Sciama (responsabile delle collezioni del XIX secolo per il Musée des Beaux-arts di Nantes), è certo l’occasione giusta nella quale ripensare a un artista tanto immediatamente ammaliante quanto intimamente sfuggente.

Portsmouth Dockyard c.1877 James Tissot 1836-1902 Bequeathed by Sir Hugh Walpole 1941 http://www.tate.org.uk/art/work/N05302
Portsmouth Dockyard c.1877 James Tissot

James Tissot: Un francese a Parigi

Le 80 opere esposte, tra dipinti e acqueforti, risultano distribuite in otto sezioni tematiche e attestano in modo esemplare il forte influsso antiaccademico esercitato su James Tissot sia dagli impressionisti (anche se in verità non espose mai con loro) sia dalla complessa realtà di Londra, dove egli, che aveva addirittura naturalizzato inglese il proprio nome di battesimo (Jacques ]oseph), frequentò tra gli altri i reduci dalla rapida e fulminante parabola preraffaellita, oltreché il coetaneo Sir Lawrence Alma-Tadema (1836-1912) e il più giovane Giuseppe De Nittis (1846-1884).

Cantore della Mondanità

Le sepolte radici artistiche di James Tissot, figlio di un mercante di stoffe e di una modista disegnatrice di cappelli (da qui ecco la sua maniacale accuratezza nel descrivere i tessuti e nel narrare le seducenti vicende della moda femminile), vanno cercate nei meandri del realismo francese di metà Ottocento. Da principio la sua pittura era votata soprattutto ai soggetti storici e venne accolta con entusiasmo dai critici presenti al Salon di Parigi del 1859… In breve però il fascino contagioso della mondanità cittadina travolse James Tissot, facendolo presto diventare
un ritrattista gettonato, nonché un ispirato cantore degli splendori aristocratici. In questo frangente, pur non rinnegando gli insegnamenti accademici dell’adorato maestro Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780- 1867), il pittore cercò di chiudere definitivamente i conti con la tradizione francese.
Trasferitosi a Londra nel 1873, fu travolto da una passione fatale per Kathleen Newton (1854- 1882), giovane irlandese malata di tubercolosi e con alle spalle una difficile storia di adulterio, sfociata in un divorzio. Dopo il suicidio di Kathleen – insieme amante, musa e modella – James Tissot vendette la casa di Londra ad Alma-Tadema e non si riprese mai più, approdando a una sorta di perenne crisi mistica che lo accompagnò fino alla morte, avvenuta l’8 agosto 1902 nel villaggio
francese di Chenecey-Buillon. Ora, con questa prima mostra italiana dedicata al sofisticato genio di James Tissot, sembra finalmente giunto anche per noi il momento di approfondire le vaste implicazioni sociali, intellettuali e poetiche di una pittura celatante, ma al tempo stesso non così semplice da decifrare.

James Tissot Mrs Newton with a Parasol
James Tissot Mrs Newton with a Parasol

Chi era James Tissot

Figlio di un commerciante di stoffe e di una modista (da qui la sua accortezza per i dettagli dei vestiti), James Tissot (Nantes 1836-Buillon 1902) acquistò subito celebrità rappresentando ambienti e personaggi della Parigi mondana del tempo. Nel 1873, per lasciare gli orrori della guerra franco prussiana, si trasferì a Londra dove incontrò una giovane irlandese divorziata, Kathleen Newton, che divenne sua modella e amante. Per amor suo, il pittore trascurò i salotti della buona società londinese, della quale era il beniamino. Malata di tisi, Kathleen morirà suicida a 28 anni e James Tissot non si riprenderà più da questa perdita. Tornato a Parigi, la crisi mistica dovuta al lutto lo porterà per 10 anni in Palestina, per poi morire in un paesino francese.

James Tissot al Chiostro del Bramante
James Tissot al Chiostro del Bramante

Dove e Quando

“James Tissot”
Roma – Chiostro del Bramante
tel. 06-916508451; catalogo Skira.
Fino al 21 febbraio 2016.

BIGLIETTERIA ONLINE http://www.ticket.it/tissot

ORARIO APERTURA
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
PROMO | LUNEDÌ UNIVERSITARIO
– Per gli studenti universitari ingresso al prezzo speciale di € 5,00 (anziché € 13,00)
muniti di LIBRETTO UNIVERSITARIO
o COPIA PAGAMENTO TASSE UNIVERSITÀ A.A. IN CORSO
o RICEVUTA DI ISCRIZIONE UNIVERSITÀ A.A. IN CORSO
– AUDIOGUIDA IN OMAGGIO
– INFO T (+39) 06 916 508 451APERTURE STRAORDINARIE
1 novembre 10.00 – 21.00
8 dicembre 10.00 – 20.00
24 dicembre 10.00 – 17.00
25 dicembre 16.00 – 21.00
26 dicembre 10.00 – 21.00
31 dicembre 10.00 – 18.00
1 gennaio 12.00 – 21.00
6 gennaio 10.00 – 21.00

 

 

 

Condivi subito:

L’antico viaggio nel mare che nutre

“L’ antico viaggio nel mare che nutre”, la bellissima mostra che ci apre le porte del Castello di Santa Severa in provincia di Roma e ci mostra il mito della “dea bianca” Leucothea.

Il Castello di Santa Severa svela oggi un nuovo “tesoro”. E lo fa con la potenza della suggestione che è così naturale in questo complesso storico sulla costa di Santa Marinella a 50 chilometri appena da Roma. Le porte del monumento tornano ad aprirsi al pubblico, per regalare una nuova “ala” della secolare fortezza, la cosiddetta “Manica Lunga” per “L’ antico viaggio nel mare che nutre”.  Il fabbricato degli antichi granai al servizio del borgo, che si sviluppa lungo il cortile delle Barrozze, e che dopo anni di cantiere di restauro curati dalla Soprintendenza archeologica dell’Etruria meridionale (e oggi unita a quella del Lazio) diventa spazio museo per accogliere gli straordinari reperti rinvenuti dalla vicina area di Pyrgi, tra il santuario e l’insenatura dell’antica città portuale etrusca al servizio di Cerveteri. È qui, in queste sale che offrono l’ebbrezza di un viaggio indietro nel tempo, che da oggi si possono ammirare tesori mozzafiato riaffiorati dagli strati della terra di Pyrgi e ritornati “a casa” dopo il caloroso soggiorno presso il Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma grazie alla mostra “L’ antico viaggio nel mare che nutre”

L’antico viaggio nel mare che nutre
L’ antico viaggio nel mare che nutre

 

La Mostra “L’ antico viaggio nel mare che nutre”
La “Manica Lunga” del Castello di Santa Severa apre nuovamente al pubblico con l’attesa mostra “L’ antico viaggio nel mare che nutre”, che è stata inaugurata ieri (3 giugno 2015) alle 15.30 da Dario Franceschini, ministro ai Beni culturali e del turimo.
Il tema dell’esposizione è l’accoglienza e l’integrazione tra le culture del Mediterraneo, che da questo venerdì fino al 13 settembre farà rivivere il mito di Leucothea la “dea bianca”, protettrice dei marinai, degli stranieri e dei rifugiati. Il tutto grazie ai reperti provenienti dagli scavi dell’area archeologica di Pyrgi, antica città fondata dagli etruschi alle pendici dei Monti della Tolfa.
«Dopo tanti anni di lavoro, con il coinvolgimento anche dell’Università La Sapienza, si restituisce uno spazio importante che riunisce in questa occasione opere preziose che raccontano la lunga storia dell’etrusca Pyrgi e del suo rapporto col mare», racconta il direttore del Museo del Mare e della Navigazione di Santa Severa Flavio Enei, vale a dire il “motore” della lunga (e faticosa) avventura di valorizzazione del Castello.

Nella foto la Testa di Leucothea in mostra per “L’ antico viaggio nel mare che nutre”

Testa di Leucothea
Testa di Leucothea

Proprio a Pyrgi, porto dell’antica e potente città etrusca di Caere, l’attuale Cerveteri, (sulla quale noi abbiamo fatto una piccola guida in ben quattro lingue che potete trovare sul nostro sito cliccando al link sequente http://nielibrionline.it/guide/1372-cerveteri.html ) sorgeva infatti un santuario famoso e considerato in tutto il mondo antico, frequentato da Etruschi, Greci, Fenici, dove Leucothea era venerata. L’immagine della dea, in terracotta dipinta, ornava il tempio a lei dedicato: ne resta lo splendido volto, intatto nella quasi totalità, coronato dai capelli al vento, che volge lo sguardo inquieto e grato a Eracle, l’eroe che le offrì un approdo sicuro dopo un lungo peregrinare.
Per l’occasione, racconta Rossella Zaccagnini, direttrice dell’Antiquarium di Pyrgi nonché curatrice della mostra “L’ antico viaggio nel mare che nutre”, organizzata dalla Soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria Meridionale, in collaborazione con la Regione Lazio e l’università La Sapienza – «è stata restaurata la lastra del frontone del tempio B, unendo il busto del palafreniere, che era a Villa Giulia, al cavallo conservatoa Pyrgi. E ricomponendo così parte della scena raffigurata, che i visitatori potranno vedere insieme per la prima volta». Dal Museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, oltre alla splendida testa di Leucothea del IV secolo a.C., arriverà ad arricchire la mostra “L’ antico viaggio nel mare che nutre”, anche la statua di Eracle, esposta insieme a una selezione di reperti (una trentina circa) conservati proprio nell’Antiquarium di Pyrgi.
I reperti in mostra sono straordinari, come il piccolo vaso in pasta vitrea con decorazioni a piume blu e giallo del V secolo a.C. che sembra uscito da un laboratorio di Murano. Per l’occasione si farà il punto sugli ultimi studi, a partire dalle possenti mura poligonali che proteggevano la città etrusca e che ora sono state riportate a vista ai piedi della “Manica Lunga”.

Alla storia dell’antico santuario ai confini del mare è dedicata l’esposizione, in clusa nelle visite guidate al Castello di Santa Severa organizzate dalla Regione fino al 13 settembre (al costo di 3 euro, con prenotazioni allo 800-001133 o sul sito www.regione.lazio.it/santasevera).

Una mostra-racconto “L’ antico viaggio nel mare che nutre”, che parte proprio dalla storia di Ino, sfortunata principessa tebana che dovette subire le ire di Hera, dea volubile e gelosa.
Ino era stata, infatti, nutrice del piccolo Dioniso, che sua sorella aveva avuto da Zeus, legittimo sposo di Hera. Perseguitata dalla furia divina, Ino si getta in mare da una rupe scoscesa, con il figlio Melicerte in braccio. Salvata dalle ninfe marine, assume vesti divine, con il nome di Leucothea – Thesan per gli Etruschi -, protettrice dei naviganti e dei naufraghi. Dopo lungo e arduo peregrinare, la dea approda sulle rive del Tirreno, dove Eracle finalmente la accoglie.

«Un mito – spiega Zaccagnini – che si fa paradigma contemporaneo di sacra ospitalità e accettazione. E che, attraverso la salvezza di una dea infelice riemersa dalle acque, è la storia straordinaria mente attuale di ogni uomo che cerca un luogo di pace da chiamare casa».

Condivi subito:

A Firenze la mostra “Potere e pathos”

Fino al 21 giugno è aperta in Firenze a Palazzo Strozzi la mostra Potere e pathos Bronzi del mondo ellenistico, eccezionale scelta della produzione plastica dovuta alla fase più lunga e complessa dell’avventura dei Greci dal vicino oriente al lontano occidente: l’Italia meridionale, la Sicilia fino alle sponde iberiche (Empórion, oggi Ampurias) e alla Costa Azzurra. In termini storici, il periodo ellenistico, così definito dall’aggettivo hellenistés, che indicava lo straniero acculturato alla lingua e al costume dei Greci – tra la morte di Alessandro Magno (323) e l’avvento di Ottaviano (31 a. C.).

http://www.palazzostrozzi.org/

Potere e Pathos
Potere e Pathos

Firenze riscopre un passato che per una volta non è la celebrazione della sua età dell’oro, il rinascimento, con una grande mostra a Palazzo Strozzi, Potere e pathos Bronzi del mondo ellenistico.
La collaborazione è di quelle d’eccezione: il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, la National Gallery of Art di Washington e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Toscana, tre eccellenze mondiali che hanno saputo creare una mostra che è un viaggio nell’educazione estetica, un avvicinamento alla perfezione e alla bellezza che si apre con il cosiddetto Arringatore, scultura bronzea datata tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. La statua fa da introduzione e da guida, ricordando che nella storia dell’arte è impossibile slegare bellezza e potere. La mostra è divisa in numerose sezioni: “Ritratti del potere”, con Alessandro Magno a cavallo; “Corpi ideali, corpi estremi” che presenta l’Eros dormiente. La sezione “Realismo ed espressività” è dedicata al ritratto formale e politico, mentre “Repliche e mimèsi” indaga sulla versatilità dell’arte statuaria, la sua capacità di durare nel tempo e la sua vittoria sui secoli e sull’oblio. In “Divinità” spiccano la Minerva di Arezzo e la Testa di Afrodite, datate II-I secolo a.C. Si chiude con la sezione ”Stili del passato”, per raccontare come la scultura di ogni tempo sia debitrice degli stili del passato.

“E’ già quasi notte e in fila tornano al porto i pescatori d’alici. Raccogliendo le reti, una sera a una maglia restò presa […] una testa d’Apollo […] ha nel suo sorriso indulgente e fremente, non so quale canto di giovinezza risuscitata!». Così il poeta Giuseppe Ungaretti descrisse il ritrovamento nel golfo di Salerno, nel dicembre del 1930, di uno dei pezzi emblematici esposti nella mostra di Palazzo Strozzi a Firenze Potere e Pathos.
Bronzi del mondo ellenistico. Un evento che racconta, attraverso eccezionali capolavori in bronzo, gli straordinari sviluppi artistici dell’età ellenistica (IV-I sec. a.C.) periodo in cui, in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre, si affermarono nuove forme espressive, che insieme allo sviluppo delle tecniche, rappresentarono la prima forma di globalizzazione di linguaggi artistici del mondo allora conosciuto.

Potere e Pathos
Potere e Pathos

L’esposizione ci racconta quell’età della storia inaugurata da Alessandro Magno, che con le sue conquiste ampliò i confini della cultura greca come mai prima, permettendo il sorgere di scuole di scultura anche nei nuovi domini della Turchia, dell’Egitto e del Medio Oriente. Nelle sue sette sezioni, i 50 bronzi, ma anche marmi e pietre, ci rendono manifesti il genio ellenistico che sarà in grado di andare oltre la perfezione, un po’ fredda e distaccata, del periodo classico, per penetrare l’anima resa dagli sguardi di volti che ora esprimono timore, rabbia, dolcezza, in una parola si assiste all’enfatizzazione del pathos cioè dell’espressività delle figure rappresentate.

La mostra ci accoglie con un «mistero», quello del bronzo invisibile. Una base di pietra
in calcare blu-grigio, rinvenuta nel 1901 a Corinto, con due impronte che in un lontano passato dovevano accogliere le gambe di una statua che non c’è più. Non una base qualsiasi perché questa reca incisa la firma di Lisippo di Sicione, lo scultore del IV secolo al quale spetta il merito di aver espresso con armonica organicità il nuovo canone della figura umana. Alla quadratio policletea, perfetto sistema di simmetrie a chiasmo, Lisippo introduce delle «imperfezioni» che gli permettono di dare uno slancio nuovo alla figura esemplificato nel bellissimo Apoxyomenos, l’atleta che si deterge con lo strigile, la cui figura sinuosa, elastica, ascensionale, dinamica, protende in avanti le braccia con nuovo senso spaziale e tridimensionale (in mostra sia l’esemplare in bronzo da Vienna che la versione in marmo degli Uffizi, utilizzata per il suo restauro). L’esposizione fiorentina, ci offre per la prima volta una concentrazione unica di grandi capolavori bronzei antichi: dal Satiro danzante di Mazara del Vallo, alla testa ritratto di un diadoco dal Museo del Prado, allo Spinario del British Museum, ai due Apollo-Kouroi, arcaistici conservati al Louvre e a Pompei, all’Eros dormiente, giovane dio perso in un sonno profondo, rilassato pacifico, col sorriso appena abbozzato, da New York, alle due Erme di Dioniso, una proveniente da Tunisi (firmata dallo scultore del II secolo a.C. Boeto di Calcedonia), l’altra dal J. Paul Getty Museum di Malibu. Per non parlare di alcuni capolavori che fecero parte delle collezioni medicee come la Testa di cavallo detta «Medici Riccardi», appartenuta a Lorenzo il Magnifico, o la statua-ritratto di Aule Meteli (L’Arringatore), gioiello della collezione di Cosimo I.
Curata da Jens Daehner e Kenneth Lapatin, del J. Paul Getty Museum di Los Angeles, dopo la tappa fiorentina, la mostra di Strozzi si sposterà al J. Paul Getty Museum di Los Angeles dal 28 luglio al 1° novembre 2015, per poi concludersi alla National Gallery of Art di Washington DC, dal 6 dicembre 2015 al 13 marzo 2016.

Locandina Potere e Pathos
Locandina Potere e Pathos
Condivi subito: