Fino al 21 giugno è aperta in Firenze a Palazzo Strozzi la mostra Potere e pathos Bronzi del mondo ellenistico, eccezionale scelta della produzione plastica dovuta alla fase più lunga e complessa dell’avventura dei Greci dal vicino oriente al lontano occidente: l’Italia meridionale, la Sicilia fino alle sponde iberiche (Empórion, oggi Ampurias) e alla Costa Azzurra. In termini storici, il periodo ellenistico, così definito dall’aggettivo hellenistés, che indicava lo straniero acculturato alla lingua e al costume dei Greci – tra la morte di Alessandro Magno (323) e l’avvento di Ottaviano (31 a. C.).
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Firenze riscopre un passato che per una volta non è la celebrazione della sua età dell’oro, il rinascimento, con una grande mostra a Palazzo Strozzi, Potere e pathos Bronzi del mondo ellenistico.
La collaborazione è di quelle d’eccezione: il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, la National Gallery of Art di Washington e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Toscana, tre eccellenze mondiali che hanno saputo creare una mostra che è un viaggio nell’educazione estetica, un avvicinamento alla perfezione e alla bellezza che si apre con il cosiddetto Arringatore, scultura bronzea datata tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. La statua fa da introduzione e da guida, ricordando che nella storia dell’arte è impossibile slegare bellezza e potere. La mostra è divisa in numerose sezioni: “Ritratti del potere”, con Alessandro Magno a cavallo; “Corpi ideali, corpi estremi” che presenta l’Eros dormiente. La sezione “Realismo ed espressività” è dedicata al ritratto formale e politico, mentre “Repliche e mimèsi” indaga sulla versatilità dell’arte statuaria, la sua capacità di durare nel tempo e la sua vittoria sui secoli e sull’oblio. In “Divinità” spiccano la Minerva di Arezzo e la Testa di Afrodite, datate II-I secolo a.C. Si chiude con la sezione ”Stili del passato”, per raccontare come la scultura di ogni tempo sia debitrice degli stili del passato.
“E’ già quasi notte e in fila tornano al porto i pescatori d’alici. Raccogliendo le reti, una sera a una maglia restò presa […] una testa d’Apollo […] ha nel suo sorriso indulgente e fremente, non so quale canto di giovinezza risuscitata!». Così il poeta Giuseppe Ungaretti descrisse il ritrovamento nel golfo di Salerno, nel dicembre del 1930, di uno dei pezzi emblematici esposti nella mostra di Palazzo Strozzi a Firenze Potere e Pathos.
Bronzi del mondo ellenistico. Un evento che racconta, attraverso eccezionali capolavori in bronzo, gli straordinari sviluppi artistici dell’età ellenistica (IV-I sec. a.C.) periodo in cui, in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre, si affermarono nuove forme espressive, che insieme allo sviluppo delle tecniche, rappresentarono la prima forma di globalizzazione di linguaggi artistici del mondo allora conosciuto.
L’esposizione ci racconta quell’età della storia inaugurata da Alessandro Magno, che con le sue conquiste ampliò i confini della cultura greca come mai prima, permettendo il sorgere di scuole di scultura anche nei nuovi domini della Turchia, dell’Egitto e del Medio Oriente. Nelle sue sette sezioni, i 50 bronzi, ma anche marmi e pietre, ci rendono manifesti il genio ellenistico che sarà in grado di andare oltre la perfezione, un po’ fredda e distaccata, del periodo classico, per penetrare l’anima resa dagli sguardi di volti che ora esprimono timore, rabbia, dolcezza, in una parola si assiste all’enfatizzazione del pathos cioè dell’espressività delle figure rappresentate.
La mostra ci accoglie con un «mistero», quello del bronzo invisibile. Una base di pietra
in calcare blu-grigio, rinvenuta nel 1901 a Corinto, con due impronte che in un lontano passato dovevano accogliere le gambe di una statua che non c’è più. Non una base qualsiasi perché questa reca incisa la firma di Lisippo di Sicione, lo scultore del IV secolo al quale spetta il merito di aver espresso con armonica organicità il nuovo canone della figura umana. Alla quadratio policletea, perfetto sistema di simmetrie a chiasmo, Lisippo introduce delle «imperfezioni» che gli permettono di dare uno slancio nuovo alla figura esemplificato nel bellissimo Apoxyomenos, l’atleta che si deterge con lo strigile, la cui figura sinuosa, elastica, ascensionale, dinamica, protende in avanti le braccia con nuovo senso spaziale e tridimensionale (in mostra sia l’esemplare in bronzo da Vienna che la versione in marmo degli Uffizi, utilizzata per il suo restauro). L’esposizione fiorentina, ci offre per la prima volta una concentrazione unica di grandi capolavori bronzei antichi: dal Satiro danzante di Mazara del Vallo, alla testa ritratto di un diadoco dal Museo del Prado, allo Spinario del British Museum, ai due Apollo-Kouroi, arcaistici conservati al Louvre e a Pompei, all’Eros dormiente, giovane dio perso in un sonno profondo, rilassato pacifico, col sorriso appena abbozzato, da New York, alle due Erme di Dioniso, una proveniente da Tunisi (firmata dallo scultore del II secolo a.C. Boeto di Calcedonia), l’altra dal J. Paul Getty Museum di Malibu. Per non parlare di alcuni capolavori che fecero parte delle collezioni medicee come la Testa di cavallo detta «Medici Riccardi», appartenuta a Lorenzo il Magnifico, o la statua-ritratto di Aule Meteli (L’Arringatore), gioiello della collezione di Cosimo I.
Curata da Jens Daehner e Kenneth Lapatin, del J. Paul Getty Museum di Los Angeles, dopo la tappa fiorentina, la mostra di Strozzi si sposterà al J. Paul Getty Museum di Los Angeles dal 28 luglio al 1° novembre 2015, per poi concludersi alla National Gallery of Art di Washington DC, dal 6 dicembre 2015 al 13 marzo 2016.