E’ stata recentemente inaugurata a Giuncarico nel comune di Gavorrano, presso la Rocca di Frassinello, l’Area Archeologica Rocca di Frassinello relativa alla necropoli etrusca di San Germano. Contemporaneamente alla Rocca di Frassinello, gli spazi della cantina disegnata da Renzo Piano ospiteranno una mostra esperienzale sui reperti archeologici della necropoli di San Germano. Da questa mostra prende spunto una narrazione focalizzata in particolare sull’uso del vino in epoca etrusca con l’allestimento di Italo Rota, architetto e creatore del Padiglione del vino all’Expo di Milano.
La mostra è aperta ai visitatori e consente l’esperienza di degustazione del vino esattamente come lo bevevano i nostri antenati: gli etruschi. Il progetto nasce e si incentra su una vera e propria riscoperta della necropoli etrusca di San Germano, una delle realtà archeologiche più importanti del comprensorio dell’antica e famosissima città etrusca di Vetulonia.
Il progetto è nato e si è sviluppato grazie alla collaborazione fra la Soprintendenza Archeologia della Toscana, l’insegnamento di Etruscologia e Antichità italiche dell’Università degli Studi di Firenze e Paolo Panerai che ormai da tempo ha fatto della Rocca di Frassinello un polo di aggregazione di arte e cultura sotto il segno del vino, e con il patrocinio del Comune di Gavorrano.
La necropoli etrusca di San Germano, estesa su entrambi i versanti della valle del Sovata, importante via di collegamento nel territorio dell’antica città etrusca di Vetulonia, è composta da tombe a tumulo. Nell’area archeologica di Rocca di Frassinello si concentrano i tumuli meglio conosciuti della necropoli, costruiti tra la seconda metà del VII secolo a.C. e la prima metà del VI secolo a.C.: tre tombe monumentali sono state interamente recuperate e restaurate creando un percorso di visita per il pubblico.
La mostra dei reperti curata da Biancamaria Aranguren e Luca Cappuccini espone molti oggetti provenienti dalle tombe dell’area archeologica Rocca di Frassinello. Un’area archeologica venuta alla luce alla fine degli anni ‘70, ma solo oggi restaurata con cura: nei quarant’anni passati infatti la Soprintendenza dei Beni Archeologici non aveva fondi per poter lavorare su queste tombe, almeno fino a un po’ di tempo fa, quando gli sforzi si sono concentrati sulle tre più importanti, dislocate lungo un sentiero che attraversa il bosco.
«Le altre sei verranno ristrutturate col tempo» spiega Luca Cappuccini dell’Università di Firenze. «Tutte insieme rappresentano un’ulteriore testimonianza su come era organizzata la società etrusca» continua. Sono proprio i reperti recuperati nelle tombe a raccontarlo: come il pezzo di un carro, oppure le anfore, oggetti che dovevano appartenere a famiglie facoltose. «Sono pezzi di stampo ellenico, in cui si vede chiaramente tutto il corteo dionisiaco» continua Panerai. E anfore, utensili e tutti gli altri ritrovamenti sono finiti in quello che fino a poco tempo fa era il magazzino della cantina, ridisegnato e allestito come una mostra da Italo Rota che afferma «Rocca di Frassinello ci spiega come il mondo contemporaneo è composto di infiniti ponti tra passato e futuro»
Le tombe, già violate in antico, hanno comunque restituito alcuni oggetti dei corredi che accompagnavano il defunto nell’oltretomba. Si tratta per lo più di vasi in ceramica fine dipinta (etrusco-corinzia) e in bucchero, unguentari di varia forma, utilizzati per la conservazione di oli profumati per il corpo, e calici e coppe per il consumo del vino. Antichità che si mescolano con le innovazioni multimediali e in 3D, capaci di riportare in vita i costumi e gli usi dell’epoca. Lo si vede chiaramente nei vestiti ricostruiti in carta, o nel girotondo delle statuine di nobili che danzano alla stagione migliore. Un effetto a contrasto che attraversa tutta la storia di questo spicchio di Maremma dove sorge la cantina di Rocca di Frassinello, sempre più contraddistinta tra vino, arte e storia.
http://www.castellare.it/
«La collaborazione fra Rocca di Frassinello, la Soprintendenza archeologica della Toscana e l’università di Firenze ha consentito di rendere visibile una fetta importante della storia degli etruschi e del loro rapporto con il vino», così ci racconta Paolo Panerai, presidente di Rocca di Frassinello, che aggiunge «Questi ritrovamenti sono importanti per l’immagine del nostro vino nel mondo, soprattutto in Cina, dove sono convinti che il vino voglia dire Francia. Invece, fu Giulio Cesare a portare là le vigne nel 60 dopo Cristo. Le tombe e i reperti qui esposti dimostrano al contrario che la nostra tradizione è ben più antica».
Paolo Panerai ha deciso inoltre di realizzare una serie limitata di bottiglie di vino con l’etichetta che ricorda Dioniso, che verrà venduto assieme a vasi in terracotta, gli stessi con cui bevano gli etruschi, mantenendo vivo quel legame magico che si incrocia tra il passato e il presente.