Come nasce il Palio di Siena, tratto dal libro “La Terra in Piazza” edito dalla Nuova Immagine Editrice
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La parola “palio” deriva dal latino pallium, che indicava un drappo di forma rettangolare. Nel Medio Evo, si offriva un “palio” – cioè uno stendardo o una bandiera – in onore dei santi patroni o come premio di corse e tornei. Il vincitore di una corsa riceveva un “palio” come simbolo di vittoria. Col tempo, fu la corsa stessa a venir denominata “palio”.Nei documenti, la prima allusione al palio d’agosto in Siena si ha nell’anno 1238, ma sembra implicito che già a quell’epoca si trattava di una tradizione ben consolidata. Di solito, il palio costituiva il momento culminante con cui si chiudevano in bellezza i festeggiamenti in onore di qualche santo. L’espressione proverbial “fatta la festa, e corso il palio” è passata infatti a significare la conclusione più completa di qualcosa, mentre la frase “mandarla” al palio esprime il desiderio di arrivare alla soluzione finale di una qualche faccenda. In questa accezione, “palio” sembra pertanto suggerire qualcosa di risolutivo e di definitivo. Siena non era sola tra le città-stato dell’Italia del Medio Evo a bandire dei palii, né il palio era il solo torneo rituale che si teneva a Siena in occasione di festeggiamenti cittadini. La maggior parte di queste gare rituali appartengono infatti a quella categoria che Langton Douglas ha definito “guerre per finta”: tra queste vi erano l’elmora, la battaglia de’ sassi, e le pugna. Queste battaglie coinvolgevano spesso l’intera città, con i tre Terzi – le tre principali suddivisioni di Siena – come protagonisti. L’elmora si combatteva con spade e lance di legno, la battaglia di sassi con potenti sassaiole, e le pugna, naturalmente, a mani nude. L’elmora e le pugna spesso causavano dei feriti gravi o perfino dei morti. Questo genere di giochi si teneva in tutta la Toscana, ma a Siena in modo particolare. Le pugna, per esempio, erano popolarissime, e in un resoconto del 1625 leggiamo che “in Toscana giocare a pugna è, ed è sempre stata, prerogativa del popolo Sanese”. A volte succedeva che le pugna e giochi del genere degenerassero in delle battaglie vere e proprie.
Oltre all’elmora e alle pugna, c’era anche il gioco del pallone, una variante di quello moderno: pare che il pallone venisse tirato dall’alto della torre del Mangia nella bellissima piazza nel centro di Siena, il Campo, dove due squadre erano pronte a contenderselo. Anche se non con la stessa continuità del palio, si giocò spesso al pallone nel Campo, fin nel 1904 e 1909. Mentre tutte queste gare e passatempi sono ormai scomparsi di scena, alcuni loro elementi sono tuttora presenti nel palio: per esempio, i cazzotti tra fazioni rivali che regolarmente volano sulla piazza ricordano da vicino le gare di pugna. Inoltre, il palio si corre proprio nel Campo, dove si teneva la maggior parte degli antichi giochi e spettacoli, e, come nelle antiche gare, le fazioni cittadine sono le protagoniste principali.
Oggi, per potersi render conto dell’unicità del palio di Siena è necessario tenere ben presente due fatti. Innanzitutto, che nei secoli passati si correvano molti altri palii in tante parti d’Italia. A poco a poco, questi si sono tutti estinti, e ormai c’è un unico, vero palio, quello di Siena (era così anche prima che Mussolini, nel 1935, decretasse che il termine “palio” dovesse riservarsi esclusivamente a quello di Siena). Il palio è la somma dell’elmora, delle pugna, delle bufalate e delle asinate. Ciò non vuol dire che il palio di Siena debba essere considerato una specie di sopravvivenza: sarebbe più esatto concepire il palio come il punto focale delle rivalità, le emozioni, l’aggressività che un tempo si manifestavano in tutta una gamma di competizioni rituali. Ecco perché il palio rappresenta sia una condensazione di forme tradizionali più antiche, che un canale di sfogo attuale, dove sfociano vive energie fisiche e psichiche.
Un probabile motivo della persistenza del palio ha a che fare con le sue connotazioni religiose: perfino prima del XII secolo pare che ci fosse un palio di san Bonifacio e abbiamo già visto in un documento del 1238 che è probabile che fin dall’inizio del ’200 si corresse un palio in occasione delle celebrazioni dell’Assunta. Quale che fosse il motivo per correre un palio, non c’è dubbio che a Siena il palio divenne a poco a poco il mezzo principale per festeggiare un personaggio o un avvenimento. Comunque bisogna sottolineare che le prime corse del palio non si tenevano affatto sul Campo: si correva piuttosto in luoghi differenti, a partire talvolta da fuori le mura della città. Per esempio, un percorso cominciava fuori dalle porte e finiva a piazza del Duomo, ai piedi della cattedrale. Queste corse sono dette i “palii alla lunga”, a differenza delle modern corse che si tengono sul Campo che si dicono “palii alla tonda”. La sostituzione graduale del palio alla lunga con il palio alla tonda è di estrema importanza per capire la natura del palio contemporaneo. Ci sono infatti delle differenze cruciali riguardo alle dimensioni spazio-temporali di queste corse: il palio alla lunga impiegava assai più tempo, su un percorso essenzialmente lineare. Implicava un movimento da un posto a un altro con la partenza di solito fuori le mura e il percorso verso il centro della città. Al contrario, il moderno palio alla tonda è racchiuso nella piazza del Campo e la corsa è circolare, non lineare. Per vincere bisogna ritornare (cioè arrivare di nuovo) al punto di partenza.
Stando a Cecchini, il primo palio a essere corso con cavalli nel Campo fu nel 1583. Comunque questo palio, come altri simili nel 1605 e nel 1633, furono eccezioni piuttosto che la regola. Bisogna attendere il 1656 perché la tradizione del palio alla tonda si consolidi con una qualche regolarità. Questi palii alla tonda, si noti, erano corsi il 2 luglio in occasione della festa della Visitazione della Vergine, festa che fu a sua volta collegata con il culto della Madonna di Provenzano. Nel ’500, c’era a Siena un famoso predicatore di nome Brandano, che era assai devoto a una certa immagine in terracotta della Vergine.
Questa immagine si trovava in via di Provenzano, in una zona che a quel tempo era tristemente famosa come centro di prostituzione. Nel 1594, in tempi di carestia e pestilenza i senesi vollero chiedere aiuto alla Vergine: così si rivolsero all’immagine della Madonna posta in Provenzano, che da alcuni anni faceva parlare dei suoi miracoli. Nell’autunno del 1595, si diede inizio i lavori di una chiesa che ospitasse la sacra immagine e la gente del quartiere di Provenzano incominciò a venerare questa Madonna il 2 di luglio, giorno della Visitazione. Quando la chiesa di Provenzano fu completata, poco dopo il 1620, ecco presentarsi l’occasione appropriata per bandire un palio in onore della Visitazione e, dal 1656 si è corso un palio alla tonda il 2 luglio in onore della Madonna di Provenzano. Cecchini sostiene che questo palio non influenzò il più antico palio dell’Assunta, che continuò a corrersi alla lunga, ma alla fine è chiaro che il palio alla tonda venne ritenuto più divertente ed emozionante, in quanto l’intera gara poteva essere osservata da tutti gli spettatori, mentre nel palio alla lunga ciascuna persona poteva assistere soltanto a un piccolo segmento della corsa.
Così fin dall’inizio dell’800 vi sono due cicli regolari di palii, entrambi dedicati alla Vergine Maria. Il palio del 2 luglio si tiene per la Festa della Visitazione e specialmente in onore della Madonna di Provenzano, l’altro il 16 agosto, si corre in onore dell’Assunta.
Attraverso i secoli il palio si è consolidato sempre di più come una parte integrante del modo di vita senese. Siena non smette mai veramente di occuparsi del palio. Sia che si ricordino i palii del passato o che si attenda con ansia la prossima volta in cui si porterà la terra in piazza, i senesi stanno quasi sempre pensando al palio.