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Presentazione ” Laggiù nel profondo “

Venerdì 5 Maggio, alle 17.30, presentazione del libro Laggiù nel Profondo alla Libreria Mondadori di Siena.

Venerdì 5 maggio, alle ore 17.30 presso la Libreria Mondadori di Siena ci sarà la presentazione del libro “ Laggiù nel profondo – Mondo Letterario e mondo psicoanalitico in Lehane, McCarthy, Schnitzler, Serrano, Tobino” di Andrea Marzi e Francesco Ricci edito dalla Nuova Immagine Editrice; alla presentazione saranno presenti gli autori ed interverrà Mariangela Colella.

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Laggiù nel Profondo – Cinque romanzi (Shutter Island, La strada, Fuga nelle tenebre, Dieci donne, Le libere donne di Magliano). Cinque scrittori (Lehane, McCarthty, Schnitzler, Serrano, Tobino). Cinque maestri di stile. Ad accomunarli è la capacità di cogliere e di mostrare il fondo della coscienza dei loro personaggi,  fondo melmoso e oscuro, tra le cui pieghe crescono i fiori del male, che avvelenano l’esistenza e i rapporti interpersonali, e dove deflagra il conflitto tra le energie vitali e creative e la distruttività auto ed etero diretta. Uno psicoanalista, Andrea Marzi, e un critico letterario, Francesco Ricci, conducono per mano il lettore, movendo ciascuno dal proprio ambito di competenza, a confrontarsi con questi cinque classici della letteratura novecentesca e contemporanea, che hanno saputo raccontare con grande sensibilità le angosce, le inquietudini, i tormenti dell’uomo moderno.

 

 

Andrea Marzi, psichiatra, psicoanalista, dottore di ricerca in deontologia ed etica medica, è membro ordinario della SPI e dell’IPA, in cui svolge incarichi a carattere nazionale e internazionale, tra cui redattore della Rivista di Psicoanalisi.  È stato docente di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Siena, città dove vive e lavora. Tra i suoi lavori più recenti: Realtà psichica e fantasia sociale nella relazione analitica. Spunti clinici sull’aziendalismo interno (2012), Psicoanalisi, Identità e Internet (di cui è è curatore, Milano, Franco Angeli, 2013), Psychoanalysis, Identity and the Internet. Explorations into cyberspace (London, Karnac, 2016), Postmoderno. Un post da decifrare (con altri autori, Siena, Becarelli, 2016).

 

Francesco Ricci (Firenze 1965) è docente di letteratura italiana e latina presso il liceo classico “E.S. Piccolomini”di Siena, città dove risiede. È autore di numerosi saggi di critica letteraria, dedicati in particolare al Quattrocento (latino e volgare) e al Novecento, tra i quali ricordiamo: Il Nulla e la Luce. Profili letterari di poeti italiani del Novecento (Siena, Cantagalli 2002), Alle origini della letteratura sulle corti: il De curialium miseriis di Enea Silvio Piccolomini (Siena, Accademia Senese degli Intronati 2006), Amori novecenteschi. Saggi su Cardarelli, Sbarbaro, Pavese, Bertolucci (Civitella in Val di Chiana, Zona 2011), Anime nude. Finzioni e interpretazioni intorno a 10 poeti del Novecento, scritto con lo psicologo Silvio Ciappi (Firenze, Mauro Pagliai 2011), Un inverno in versi (Siena, Becarelli, 2013), Da ogni dove e in nessun luogo (Siena, Becarelli, 2014), Occhi belli di luce (Siena, Nuova Immagine Editrice, 2014), Tre donne. Anna Achmatova, Alda Merini, Antonia Pozzi (Siena, Nuova Immagine Editrice, 2015), Pier Paolo, un figlio, un fratello (Siena, Nuova Immagine, 2016). Inoltre, ha scritto il capitolo dedicato alla letteratura per il volume collettaneo interdisciplinare Il Postmoderno (Siena, Becarelli, 2015).

Informazioni Utili
Laggiù nel profondo –  Mondo letterario e mondo psicoanalitico  in Lehane, McCarthy, Schnitzler, Serrano, Tobino
Francesco Ricci – Andrea Marzi
Libreria Mondadori – Via Montanini – Siena
Ore 17.30.

 

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Pier Paolo, un figlio, un fratello di Francesco Ricci

Oggi pubblichiamo con grandissimo piacere le osservazioni fatte dalla scrittrice Mita Feri a proposito del libro da noi edito “Pier Paolo, un figlio, un fratello” di Francesco Ricci (Nuova Immagine Editrice).

C’è una tenace vitalità in questo viaggio che si apre come un sipario sul vagone di un treno, con la fronte appoggiata al finestrino a scrutare il paese che Pier Paolo Pasolini si appresta ad abbandonare. Ma c’è anche tutto il suo sconforto, il rammarico per l’addio alle meravigliose estati, alla giovinezza.

Questo monologo che Francesco Ricci ci dona è un affresco del Pasolini più intimo, un intenso omaggio alla sua persona, come a volerne riscattare quella figura di grande valore che ha rappresentato e tutt’ora rappresenta nel panorama artistico, culturale del novecento italiano.

Pier Paolo, un figlio, un fratello
Libro su Pasolini: Pier Paolo, un figlio, un fratello di Francesco Ricci

La partenza meditata ma sofferta e dettata dalla costrizione è lacerazione nel cuore, indaga con nostalgia e tenta di raccogliere i ricordi suoi più belli. Pasolini, costretto a lasciare quella sua terra tanto amata, che ha legato a sé nelle corse a perdifiato in bicicletta, quando tagliava “l’aria carica di lusinghe” nei passi dei giorni, nella pioggia e nel vento, ne ricorda la sua gente: uomini e donne che del sudore e dello spirito di sacrificio ne indossano con dignità tutti i solchi.

Dopo la frattura che ha demarcato in maniera insanabile come un oltraggio la sua appartenenza al mondo che si era rivelato fino ad allora più benevolo, Pasolini riconosce al suo Friuli, “un tempo terra della gioia”, l’attuale luogo di “triste reliquiario”.

C’è pura compassione nei confronti dell’afflizione profonda generata dal muro di ostilità verso la sua persona, nel riconoscere quanto la diversità faccia paura e sia all’origine del suo tormento interiore, della sua delusione. L’autore ci immerge in quel senso di esclusione che si fa strazio e tramuta in sconfitta, annegando l’animo nella solitudine più cupa.

Francesco Ricci
Francesco Ricci

Pasolini compie questo viaggio a fianco della sua amata, dolcissima madre, casa e destino, “compagna di vita e di scena”. C’è un senso di vertigine nell’ammirazione verso questa donna minuta, curata nella sua semplicità, che ha nutrito il suo sangue, colei che rappresenta la sua stessa carne, un legame viscerale mai sopito. Quel caldo grembo materno, sempre accogliente, cui Pasolini si rivolgerà, è tenerezza struggente, ci commuove. Francesco Ricci lascia che sia proprio lei a dire: “Partiremo col buio. Presto partiremo col buio. Chiederò a tuo cugino di accompagnarci. E sarà come se Guido non ci avesse mai lasciato”.

La madre si prende cura di entrambi i figli nell’intimità dei giorni, ne culla l’angoscia, cerca di proteggerli e si preoccupa sempre. Poi sarà la vita a rapirli, perché “la vita sa anche essere una ladra crudele” e chissà cosa ne sarà della nostra stessa esistenza. Così come è stato per Guido, l’altro tormento di Pasolini. C’è nelle pagine, quell’angoscia latente, il rimorso di non essere stato capace di salvarlo quel fratello minore, così barbaramente trucidato a tradimento dai partigiani filotitini.

Nuova Immagine Editrice
Nuova Immagine Editrice

E la sua ombra sottile si farà presenza viva per entrambi i fuggiaschi e sarà sale che brucia su di una profonda ferita che mai rimarginerà: il rimpianto per la perdita è prigionia, attanaglia in una morsa senza via d’uscita, si para loro davanti come una montagna insormontabile. L’incapacità di non averlo saputo proteggere dal suo atroce destino dilania il cuore, è disgregante e ciò che resta nei giorni nella sua incomprensibile assenza, “altro non è che uno scialo di vuote settimane”.

Resta la nostalgia per tutto ciò che è mutato a scavarci silenziosamente gallerie di insoddisfazione, nella muta assenza di ogni consolazione: “Perché esiste una segreta e non scritta legge della vita, la quale impone, a chi ha conosciuto la pienezza infinita di un rapporto, di non riuscire ad accontentarsi del poco, perché è inevitabile che quel poco finisca con l’assomigliare al niente. E nessun niente ha mai nutrito l’anima. Il vero amore non è mai misura. E il pensiero della luce che avvolgeva i nostri giorni, una volta che questa si attenua o si spegne completamente, ci rende insopportabile il presente.”

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Pier Paolo, un figlio, un fratello di Francesco Ricci

Anno: 2016
Formato: 14×21
Pagine: 94
ISBN: 9788-7145-354-5

Prezzo 12.00€

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« Pier Paolo, un figlio, un fratello »

Sulla Nazione del 16 giugno è stato pubblicata nella rubrica de il Libro della Settimana una recensione di Massimo Biliorsi sul libro di Francesco Ricci « Pier Paolo, un figlio, un fratello »

Occorre una sorta di sano anticonformismo per raccontare di Pier Paolo Pasolini. Nonostante gli anni che passano, l’arrivo di nuovi tempi, non è facile seguire il percorso di questo intellettuale che seppe scuotere le stagnanti acque dell’Italia del dopoguerra. Ci vogliono menti aperte e scrittori illuminati: lo ha fatto, con il consueto stile che ormai conosciamo e apprezziamo, Francesco Ricci con « Pier Paolo, un figlio, un fratello », per la Nuova Immagine Editrice.

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La voce di Pasolini si staglia ancora sicura grazie a questo vero e proprio «atto d’amore» di Francesco Ricci, che racconta degli anni della giovinezza che sono poi serviti al grande Pier Paolo per essere uno spirito libero prestato al mondo, eppure legato al mondo della provincia, dicotomia dai forti sapori. Il viaggio da Casarsa a Roma, la fine di un’età, viene esaminato con un linguaggio che non può certo lasciarci indifferenti, che segna un’epoca anche per l’Italia attraversata da un uomo tormentato e che doveva ancora esprimere la forza delle sue idee, di una lucida poesia che Ricci riesce a portare, nuovamente, all’attenzione di un lettore. Si è fin troppo banali, ma è ovvio che la forza di Pasolini è ancor oggi tremendamente attuale, dolorosamente presente nel nostro quotidiano.

Pier Paolo, un figlio, un fratello

Il treno continua a correre. Roma non deve essere tanto lontana. Chissà se tornerò mai più in Friuli. Io non voglio essere solo.

  • Autore: Francesco Ricci
  • Anno: 2016
  • Formato: 14×21
  • Pagine: 94
  • ISBN: 9788-7145-3545
  • Prezzo: 12€
Pier Paolo, un figlio, un fratello
Libro su Pasolini: Pier Paolo, un figlio, un fratello
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Francesco Ricci racconta Pasolini

Oggi alle ore 18 la presentazione di “Pier Paolo, un figlio, un fratello” alla Libreria Mondadori di Siena.

Due testi hanno dato spunti importanti al suo nuovo libro: due biografie di Pier Paolo Pasolini (una di Enzo Siciliano, l’altra curata da Nico Naldini). Ma a riempire le pagine del volume di Francesco Ricci, docente di Lettere al Liceo classico Piccolomini ma anche poeta, saggista, scrittore è stato soprattutto un legame invisibile attraverso spazio e tempo con Pier Paolo Pasolini. «Pier Paolo, un figlio, un fratello» edito da Nuova Immagine non è la prima opera che Ricci offe sull’intellettualema è forse quella più forte da un punto di vista emotivo.

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Pier Paolo, un figlio, un fratello
Libro su Pasolini: Pier Paolo, un figlio, un fratello

Stavolta, il suo amore verso una figura così controversa, gli fa raccontare il lungo viaggio che Pasolini affrontò, con la madre Susanna, per arrivare a Roma nel 1950. Fuggiva dal suo Friuli e da una storiaccia di denunce, dall’espulsione dal partito, dalla rabbia e dalla miseria e in quel treno affrontò tutta la sua emotività. La fragilità dell’uomo che, come figlio, guarda la madre e la vede una figura grandiosa seppure piccola ed è quasi un perdono, di quelli tutti al maschile ma con la tenerezza che solo i figli maschi sanno usare con le proprie madri. Francesco Ricci (per le altre pubblicazioni di Francesci Ricci clicca qui) sembra ripercorrere quel tragitto con lui, le parole e i sentimenti di Pasolini sembrano suoi tanto riesce ad entrare ormai nel personaggio e a farlo suo. Stringendo, appunto, un legame indissolubile che vive di unicità nonostante Ricci abbia sviscerato fino in fondo sentimenti ed emozioni di altri personaggi, di altre donne, di altri uomini.

Il libro verrà presentato oggi alle 18 alla libreria Mondadori in via Montanini. Sarà presente l’autore.

Francesco Ricci stasera presenterà il suo ultimo libro "Pier Paolo, un figlio, un fratello"
Francesco Ricci stasera presenterà il suo ultimo libro “Pier Paolo, un figlio, un fratello”
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Le parole e i cavalli nelle Tre donne di Francesco Ricci

Tre Donne: esplorazione nelle vite di tre personalità come Anna Achmatova, Alda Merini, Antonia Pozzi

Oggi vi proponiamo un ampio articolo tratto dal Corriere di Siena a firma di Silvio Ciappi che fa un analisi molto dettagliata sul libro Tre Donne di Francesco Ricci.

Tre Donne di Francesco Ricci
Tre Donne di Francesco Ricci

Tre donne , l’ultimo libro di Francesco Ricci (Nuova immagine editrice, Siena, pp. 110, euro 12), possiede un grande pregio. Attraverso il dipanarsi delle vite di Anna Achmatova, Alda Merini, AntoniaPozzi, noi non abbiamo a che fare solo con un saggio di critica letteraria; piuttosto, noi siamo condotti ad addentrarci nello scrigno segreto di tre apparati dell’Io. Queste tre donne, questi tre fiati di vocali, infatti, rappresentano anche tre moti dell’animo. Rimandano a quello che più di un centinaio di anni fa, nella sua casa di Vienna, un giovane neurologo, amante anche dell’ archeologia e delle lettere, Sigmund Freud, identificava con Io, Super io ed Es. Tre istanze che, tradotte in linguaggio quotidiano, echeggiano tre logiche, quella della Realtà, quella del Dovere e quella del Piacere. Come sappiamo, le nostre esistenze si svolgono proprio a partire da qui, da questo equilibrio, mai perfettamente stabile, tra tre mondi diversi, che comunicano incessantemente tra loro: ovvero, ciò che è, ciò che dovrebbe essere, ciò che ci piacerebbe che fosse. E mentre leggiamo di Anna, di Alda, di Antonia, di colpo ci scopriamo a osservare noi stessi, quasi che una mano invisibile avesse capovolto lenti e rovesciato prospettive. In sostanza, il fine che Ricci persegue è spingerci, attraverso la strambalogica dell’amore (la più ineffabile, chimica, surrettizia forma di comunicazione tra persone), a interrogarci su quale sia stato o su cosa rappresenti attualmente, per noi, l’altro; cosa significhi vivere quell’incessante flusso di attimi che ci attraversa e che ci rende amici sospetti del tempo; cosa voglia dire innamorarsi e perdere l’amore, cosa rappresenti morire per la mancanza d’amore e financo impazzire, uccidere e uccidersi, a causa di un sentimento che rende folli, furiosi, ebbri della presenza dell’altro, di una passione che è linfa vitale e che trascina sempre al di là di noi stessi. Ecco perché “Tre donne” mi viene da accostarlo a uno specchio, ecco perché lo interpreto come una possibilità data al lettore di mettersi a nudo come persona, ecco perché, infine, lo leggo come un’affascinante rivalutazione del peso imponderabile della parola vissuta, non orpello, non trina o gala, ma cappotto e sottomaglia di lana da indossare durante il rigido inverno.

Ricci, che conosce come pochi le diverse maniere attraverso cui le parole riescono, come un cavallo impazzito, a farci volare via, a farci percorrere sentieri inesplorati, testimonia una volta di più, con questo libro, il suo impegno civile nel renderci le parole familiari: il suo non è un vacuo esercizio di stile, il suo è una sorta di addestramento militare, diremo anche rivoluzionario. Ricci ci porta a maneggiare le bombe inesplose delle parole, a pensare alla loro carica eversiva. Chi, come me, fa del suo lavoro un esercizio critico testuale delle parole attraverso le quali si snoda la vita delle persone (ebbene si malgrè tout faccio lo psicoterapeuta), non può che salutare con piacere e gratitudine un libro come “Tre donne”, non può che gioire del fatto che la letteratura, e le vite deragliate dei poeti – con le loro parole – ritornino a vivere nella polis, a non essere più ingessate nei manuali, nei musei delle cere della letteratura ufficiale. Se c’è una cultura, infatti, questa non può che essere fiore che cresce, erba che si avviluppa, movimento di vita che si accresce. Nelle esistenze di Anna, di Alda, di Antonia, riscopriamo parti di noi, al punto che non esiterei a definire Tre donne una sorta di esteso midrash, dove a campeggiare sono la vita, la follia, l’amore di tutti noi e, dunque, quella unicità (non è un caso che i nomi delle tre donne inizino con la stessa lettera dell’alfabeto), quella origine, dalla quale tutto sgorga. Lo sapeva bene Saffo, ampiamente citata nel libro, che una volta ha scritto: “Venite al tempio sacro delle vergini/ dove più grato è il bosco e sulle are/fuma l’incenso./Qui fresca l’acqua mormora tra i rami/ dei meli: il luogo è all’ombra di roseti,/dallo stormire delle foglie nasce/profonda quiete./Qui il prato ove meriggiano i cavalli/è tutto fiori della primavera/e gli aneti vi odorano soavi./E qui con impeto, dominatrice,/versa Afrodite nelle tazze d’oro/chiaro vino celeste con la gioia”. Lo sa bene ogni poeta (e ogni critico) che conosce le strade impervie della poesia (e anche della follia), sa bene che essa è quel luogo dove meriggiano i cavalli, dove gli animali arrestano per un attimo la corsa, dove il respiro si fa forte e si condensa, dove i muscoli si fermano prima che il verso faccia sdrucciolare via parole e le faccia ringhiare fuori dalla penna, costringendole a impennarsi tra i sentieri dell’anima.

Ah, le parole, i sentieri e i cavalli. Strana roba, come un suono, come un verso, comela vita.

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Tre Donne di Francesco Ricci

Tre Donne di Francesco Ricci presentato da Mariangela Colella alla Libreria Mondadori di Siena

Vi proponiamo oggi un articolo dedicato al libro Tre Donne di Francesco Ricci ed edito dalla Nuova Immagine editrice uscito su La Voce del Campo di giovedì 15 Ottobre 2015 N.16 a firma Carlo Fini.

Una grande partecipazione di pubblico, anche giovanile, intensamente coinvolto, una sapiente introduzione dell’autore, una avvincente presentazione di Mariangela Colella: ecco tre elementi che hanno reso estremamente piacevole e interessante l’illustrazione del volume Tre Donne di Francesco Ricci, “Tre donne. Anna Achmatova, Alda Merini, Antonia Pozzi”, edito da Nuova Immagine (Siena, 2015), che ha avuto luogo alla Libreria Mondadori.

 

Tre Donne di Francesco Ricci
Tre Donne di Francesco Ricci

Lo studioso è docente di Italiano e Latino nel Liceo Classico “Piccolomini” della nostra città e si è segnalato per molti e penetranti saggi, in particolar modo sulla poesia contemporanea. Delle molte pubblicazioni di Francesco Ricci, ci limitiamo a ricordare le più recenti: “Un inverno in versi”, “Da ogni dove e in nessun luogo” e “Occhi belli di luce”. Così il protagonista ha lumeggiato le ragioni più profonde che lo hanno sollecitato a questa nuova e originale opera: “A una prima lettura – afferma Ricci – “Tre donne” è un libro sulla vita e sul dolore. La vita di tre tra le più grandi poetesse del Novecento, quali furono Anna Achmatova (1889- 1966), Alda Merini (1931-2009), Antonia Pozzi (1912-1938). Il dolore che a un certo punto si insinuò nelle loro esistenze, senza mai più abbandonarle completamente, costringendo perfino una di loro, Antonia Pozzi, a darsi la morte a soli ventisei anni. La rievocazione di un episodio biografico fondamentale (l’incontro dell’Achmatova con Isaiah Berlin nella Russia di Stalin, l’internamento della Merini nell’ospedale psichiatrico milanese Paolo Pini, la contrastata storia d’amore della Pozzi con il suo professore di liceo) diviene l’occasione sia per rischiarare le profondità nascoste dell’animo delle tre donne, sia per comprendere la genesi di liriche straordinarie […]. “Tre donne”, però, non è, né vuole essere un libro che parla soltanto di sconfitte, di rassegnazione, di rovine, di attese deluse, di disincanto.

Infatti, nel momento stesso in cui mostra quanto intensa possa e sappia essere la sofferenza che la Storia e gli uomini infliggono e s’infliggono, “Tre donne” celebra anche la forza di resistenza della poesia, della scrittura, del canto, visti come estremi baluardi dinanzi al dilagare dell’insensatezza e della violenza”. E’ toccato poi a Mariangela Colella – laureata in Lettere con una tesi su Federigo Tozzi e amica di poeti e critici contemporanei, da Luigi Baldacci a Cesare Garboli, da Mario Luzi a Franco Fortini – il compito di commentare i momenti più significativi del suo approccio al volume Tre Donne di Francesco Ricci. “Quando l’Autore, Francesco Ricci – esordisce Colella – mi ha chiesto di presentare il suo ultimo libro intitolato “Tre donne”, ho accettato con gioia ed entusiasmo e non solo per la stima profonda che nutro nei suoi confronti e per l’amicizia che ci lega, ma anche – e soprattutto – perché sin dalla lettura delle prime pagine – oserei dire della prima pagina – ho avuto la netta impressione di trovarmi davanti ad un testo profondamente originale ed intrigante […]. Non volendo fare una presentazione accademica e tradizionale, preferirei presentare queste tre donne dando spazio e voce alle loro parole, alla loro poesia”. La presentatrice ha ritenuto di cogliere l’intimità più profonda del loro essere attraverso l’espressività di alcune loro liriche, magistralmente lette. A questo punto la dottoressa Colella ha citato anche altri testi del libro, commentandoli sapientemente e ricordando una sagace metafora usata da Luigi Baldacci per Federigo Tozzi, parlando del “Paguro Bernardo”. Ha acutamente sottolineato che non a caso l’autore ha voluto intitolare il libro Tre Donne di Francesco Ricci e non tre poetesse: “Si può pensare che queste tre donne siano anche il pretesto per parlare di altro: dell’amicizia, dell’amore, della solitudine, dell’abbandono, delle soddisfazioni e delle delusioni che la vita inevitabilmente riserva”. “Stasera – prosegue Colella – sarò una relatrice un po’ anomala, ma spero non fuori dalle righe, perché credo che la cosa più importante sia cercare di trasmettere l’emozione profonda che questo piccolo capolavoro – che va dritto al cuore e fa vibrare le corde dell’anima – ha suscitato dentro di me”.

Come ha scritto giustamente Giacomo Debenedetti occorre che il critico sia anche uno scrittore. Infatti il libro è il racconto di una personalissima lettura che intreccia tre esperienze di vita e di creazione poetica. Come afferma Mariangela Colella, nelle diverse ed alterne vicende delle tre donne “si può rintracciare un comun denominatore: la poesia – sia pure in diversi modi – rivela la sua funzione salvifica ed eternatrice di foscoliana memoria”. Infine, dichiara: “Mi piace concludere con una frase spesso ricordata da Gianni Scalia, il professore con il quale mi sono laureata: “La poesia non serve a vivere, ma aiuta a sopportare la vita”. Ecco ‘l’abisso e l’incanto’ di queste tre poetesse e del libro Tre Donne di Francesco Ricci aiutano veramente molto”. Inserendoci anche noi in un così approfondito dialogo, ci piace riferirci a Francesco Ricci dedicandogli la citazione da Tolstoj: “L’arte è un’attività umana il cui fine è la trasmissione ad altri dei più eletti e migliori sentimenti a cui gli uomini abbiano saputo assurgere”.

La Voce del Campo Tre Donne
La Voce del Campo Tre Donne di Francesco Ricci

Grazie a La Voce del Campo

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Tre Donne: Achmatova, Merini e Pozzi

E’ appena arrivato in libreria “Tre Donne” di Francesco Ricci

Oggi vi proponiamo una recensione del libro “Tre Donne” di Francesco Ricci, pubblicata sul numero di ottobre del mensile #Siena

“Nella vita degli uomini ci sono incontri che si fanno destino ed incontri che fanno parte di un destino. Come certi amori autunnali, che odorano di foglie morte e di muschio, che sanno di terra bagnata, di castagne e di forre. Sono questi gli amori che sfiniscono la vita e avvelenano l’esistenza, senza uccidere. Come i violini di Verlaine (“Singhiozzi lunghi / dai violini / dell’autunno / mordono il cuore/ cono monotono / languore”), come i colchici di Apollinaire (“Il prato è velenoso ma bello in autunno / Le mucche pascolandovi / Lente vi si avvelenano / Vi fiorisce color d’occhiaia e di lillà / / Il colchico”). Recano con sé lacrime e veleno, che rigano il volto e intorpidiscono le lingua e le estremità degli arti. Ma non uccidono, quasi mai”. Il dolore lo s’incontra a un angolo della vita, il dolore lo s’incontra a una svolta della Storia. In quegli istanti, d’improvviso, ci si scopre inermi, indifesi, fragili. Anche sei ci siamo fatti un nome negli ambienti letterari o nei salotti che contano. Anche se le nostre poesie vengono lette e imparate a memoria, studiate e imitate. Ma quando il dolore ci viene incontro, quando il male che è dentro di noi e fuori di noi ci aggredisce, non c’è pubblico o fama che ci possa aiutare. Scende la notte e inizia un lungo inverno, il canto si spegne e l’esistenza di fa attesa.

Tre Donne di Francesco Ricci
Tre Donne di Francesco Ricci

Anna Achmatova (1889-1966) nel giro di pochi anni, nel secondo dopoguerra, venne espulsa dall’Unione degli scrittori russi con l’accusa di disimpegno politico, si vide bloccata l’uscita di una nuova edizione delle sue poesie, l’amato figlio Lev venne arrestato una seconda volta, il terzo marito, Punin, fu mandato a morire in un gulag della Siberia.

 

Alda Merini (1931-2009), che già all’età di sedici anni era stata internata per un mese nella clinica “Villa Turro”, dal 1965 al 1972 venne ricoverata per sette lunghi anni nell’ospedale psichiatrico “Paolo Pini” di Milano, dove le stanze, ha scritto Eugenia Borgna, erano “pietrificate dal silenzio e dall’oscurità”.

 

Antonia Pozzi (1912-1938) si tolse la vita in una nebbiosa giornata di dicembre, dopo che era stata costretta a interrompere, per volere della famiglia, la storia d’amore, durata tre anni, con Antonio Maria Cervi, il suo insegnante di latino e greco.

 

Anna Achmatova, Alda Merini, Antonia Pozzi, sono state tre grandi poetesse e, ancor prima, tre grandi donne. Partendo da un episodio della loro esistenza (l’incontro dell’Achmatova con Isaiah Berlin in un piccolo appartamento sulla Fontanka, a Leningrado, l’esperienza del manicomio della Merini, il tenace e protratto desiderio della Pozzi di dare un figlio al suo compagno) e muovendo per ciascuna di loro da un testo, rispettivamente In sogno, Ogni mattina il mio stelo vorrebbe levarsi nel vento, Saresti stato, ho inteso non solo mostrare il senso e i modi del loro fare poesia, ma, ancor più, offrire uno spaccato del loro quotidiano, nel momento stesso in cui si trovarono a convivere con la sofferenza. Tre donne, dunque, si viene a collocare tra il saggio di critica letteraria e il racconto di un’esistenza – espressione che io preferisco a quella comunemente usata di biografia -, convinto come sono che una piena intelligenza del fatto artistico si possa avere unicamente riconoscendo uguale importanza all’opera e all’autore. E tuttavia Tre donne è un libro che parla anche a tutti noi e di tutti noi, del dolore che inatteso e devastante sopraggiunge e dei nostri sforzi per non soccombere ad esso, della fragilità che costituisce la nostra “cifra” di creature e della nostra disperata capacità di resistenza. E’ proprio dei grandi poeti, infatti, nel momento stesso in sui scrivono intorno al loro specifico e individuale destino, a quella che una volta Paul Celan ha definito “L’angolo d’incidenza della propria esistenza”, dare voce, assumendole su di sé, a tutte le vite di tutti gli uomini, a quell’insieme di esperienze, emozioni, aspirazioni e delusioni, che connotano il nostro “essere-nel-mondo”. Francesco Ricci, Tre Donne, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2015, pp 110, euro 12.

 

Tre Donne articolo tratto da #SIena
Tre Donne articolo tratto da #SIena

 

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Tre Donne di Francesco Ricci

Tre Donne. Anna Achmatova, Alda Merini, Antonia Pozzi, di Francesco Ricci, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2015.

Venerdì 25 Settembre alle ore 17.30, presso la Libreria Mondadori di Siena in via Montanini 112 ci sarà la presentazione dell’ultimo libro di Francesco Ricci “ Tre Donne Anna Achmatova, Alda Merini, Antonia Pozzi” edito dalla Nuova Immagine Editrice. Alla presentazione, oltre all’autore, interverrà Mariangela Colella.

Presentazione del libro Tre Donne di Francesco Ricci
Presentazione del libro Tre Donne di Francesco Ricci

Abbiamo chiesto a Francesco Ricci di parlarci di “ Tre Donne ”, ecco cosa ci ha raccontato.

Tre donne è un libro che parla di vita e di dolore. La vita di tre grandi poetesse del Novecento, quali furono Anna Achmatova (1889-1966), Alda Merini (1931-2009), Antonia Pozzi (1912-1938). Il dolore che a un certo punto si insinuò nelle loro esistenze, senza mai più abbandonarle completamente. La rievocazione di un episodio biografico fondamentale (l’incontro dell’Achmatova con Isaiah Berlin nella Russia di Stalin, l’internamento della Merini nell’ospedale psichiatrico milanese Paolo Pini, la contrastata storia d’amore della Pozzi con il suo professore di liceo) diviene l’occasione sia per lumeggiare l’animo delle tre donne sia per comprendere la genesi di liriche straordinarie, quali sono, rispettivamente, In sogno, Ogni mattina il mio stelo vorrebbe levarsi nel vento, Saresti stato. Collocandosi a metà strada tra il racconto e il saggio di critica letteraria, Tre donne, nel momento stesso in cui mostra quanto intensa possa e sappia essere la sofferenza che la Storia e gli uomini infliggono e s’infliggono, celebra anche la forza di resistenza della poesia, della scrittura, del canto, visti come come estremi baluardi dinanzi all’insensatezza e alla violenza. Ad arricchire ulteriormente questo libro, contribuisce la raffinata introduzione di Alessandro Fo.

Tre Donne «Tre vicende diverse e lontane di una medesima geografia umana
(al femminile) che oppone alla sventura la paradossale persistenza
di una “difesa splendidamente fragile”.
(dall’introduzione di Alessandro Fo)»

Francesco Ricci (Firenze 1965) è docente di letteratura italiana
e latina presso il liceo classico “ES.. Piccolomini” di Siena, città
dove risiede. È autore di numerosi saggi di critica letteraria,
dedicati in particolare al Quattrocento (latino e volgare) e al
novecento, tra i quali ricordiamo: Il Nulla e la Luce. Profili letterari
di poeti italiani del Novecento (Siena, Cantagalli 2002), Alle origini
della letteratura sulle corti: il De curialium miseriis di Enea Silvio
Piccolomini (Siena, Accademia senese degli Intronati 2006), Amori
novecenteschi. Saggi su Cardarelli, Sbarbaro, Pavese, Bertolucci
(Civitella in Val di Chiana, Zona, 2011), Anime nude. Finzioni e
interpretazioni intorno a 10 poeti del Novecento, scritto con lo
psicologo Silvio Ciappi (Firenze, Mauro Pagliai 2011), Un inverno in
versi (Siena, Becarelli, 2013), Da ogni dove e in nessun luogo (Siena,
Becarelli, 2014), Occhi belli di luce (Siena, Nuova Immagine, 2014).
Inoltre, ha scritto il capitolo dedicato alla letteratura per il volume
collettaneo interdisciplinare Il Postmoderno (Siena, Becarelli, 2015).

 

Articolo tratto da Corriere di Siena

Cattura
Articolo Tre Donne di Francesco Ricci tratto dal Corriere di Siena

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