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Il risveglio degli Etruschi: Pieve a Socana

Il risveglio degli Etruschi: sabato incontro a Pieve a Socana

Sabato 2 settembre, nell’ambito della manifestazione “Casentino, la Valle Sacra degli Etruschi“, protagonista sarà la località di Pieve a Socana nel Comune di Castel  Focognano, col suo magnifico altare etrusco a fare da sfondo alle attività in programma.

Si inizierà alle ore 17, all’interno della Pieve di S. Antonino, conuna presentazione fotografica degli scavi che fra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 riportarono alla luce l’importante santuario etrusco, commentate dalla dottoressa Ursula Wierer della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo, nonché direttrice dell’intervento di restauro all’altare condotto nel 2016.

Seguirà una visita guidata ai resti antichi sul retro della pieve, corredata da una suggestiva rievocazione di riti religiosi etruschi a cura dell’Associazione “Il Risveglio degli Etruschi”.

La partecipazione alle attività è gratuita.

Pieve a Socana
Pieve a Socana

Dalle 19 sarà poi possibile partecipare alla 14esima Passeggiata Enogastronomica di Pieve a Socana, una camminata per le vie del paese con degustazione di piatti tipici della tradizione locale, a cura della Proloco.

L’evento di sabato 2 settembre è il secondo dei quattro appuntamenti organizzati nell’ambito del progetto “Casentino Valle Sacra Degli Etruschi”, dopo la suggestiva e molto partecipata escursione al Lago degli Idoli, un vero e proprio santuario della civiltà etrusca alle pendici del MonteFalterona.

Un’occasione importante per scoprire angoli suggestivi della vallata del Casentino, legati agli Etruschi.

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Giochi da museo : giocattoli etruschi a Perugia

I giochi e i giocattoli dei bambini e delle bambine dell’Italia etrusco-italica e poi romana sono al centro della mostra “ Giochi da museo “, allestita nel Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, a Perugia.

Lungo il percorso espositivo si possono osservare sia giocattoli che immagini di giochi raffigurati, per esempio, su vasi e su specchi: un insieme che riesce a restituire la rilevanza che già nell’antichità gli aspetti ludici avevano nella formazione dei piú piccoli.

Diversi giocattoli rinvíano ad alcuni ancora presenti nel nostro tempo: è il caso di bambole, oggetti miniaturistici, trottole, sonagli, dadi, palline, animaletti.

Mostra Giochi da Museo – trottola

Tra i reperti selezionati per Giochi da museo , spicca, per esempio, una trottola in ceramica figurata che proviene da via della Cava a Orvieto. Essa presenta una forma biconica schiacciata ed è decorata da linee, tralci vegetali con foglie d’edera e palline. Indagini radiologiche hanno mostrato che, al suo interno, sono presenti otto sassolini che avevano la funzione di assicurare effetti sonori mentre la trottola era in movimento. Può essere datata tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C.

Una testimonianza di età romana particolarmente significativa è rappresentata dagli oggetti di una casa per bambole appartenuta alla piccola Iulia Graphis. Essi provengono dal corredo funerario della sua tomba rinvenuta in una delle necropoli di Brescello (l’antica Brixellum).

I tredici oggetti in piombo, databili nella prima metà dei Il secolo d.C., riproducono elementi del mobilio, suppellettili e stoviglie: si possono segnalare una cathedra supina, . ovvero una sedia per una donna di rango, un tavolino per il banchetto (mensa tripes), un appoggio per contenitori delle vivande (repositorium), o, ancora, un tegame con coperchio, una brocchetta, una lucerna.

Singolare è anche un bronzetto proveniente da Cascia e raffigurante un bambino che tiene una palla appoggiata sul fianco, in attesa d’iniziare a giocare: il manufatto sembra potersi datare nel I secolo a.C.

« Giochi da museo »
Perugia, Museo Archeologico Nazionale dell’Umbrìa
fino al 17 aprile

Dove e quando:

« Giochi da museo »
Perugia, Museo Archeologico Nazionale dell’Umbrìa
fino al 17 aprile

Orario tutti i giorni, 8,30-19,30

Info tel. 075 5727141;
http://polomusealeumbria.beniculturali.it

Articolo tratto da Archeo febbraio 2017

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Mostra ad Orvieto Etruschi à la carte

Etruschi à la carte. Libri e documenti dal Settecento all’Ottocento accoglie volumi e disegni di personaggi che hanno fatto la storia dell’Etruscologia. Museo Etrusco Faina fino al 26 Febbraio 2017

Il percorso della mostra « Etruschi à la carte » offre l’occasione per osservare le opere, gli appunti, i disegni di alcuni dei protagonisti della riscoperta del mondo degli Etruschi avvenuta tra Sette e Ottocento.

L’opera De Etruria regali dell’antiquario scozzese Thomas Dempster, per esempio, inaugurò una stagione degli studi, denominata «etruscheria», nel corso della quale al popolo preromano vennero attribuiti numerosi primati, fino a ritenerli il perno della civilizzazione dell’Italia.

Il Catalogo di scelte antichità etrusche (nell’edizione italiana e in quella francese) di Luciano Bonaparte, lo scopritore delle necropoli di Vulci, è il racconto dettagliato di una delle maggiori avventure dell’archeologia nella prima metà dell’Ottocento.

Etruschi à la carte al Museo Faina di Orvieto
Etruschi à la carte al Museo Faina di Orvieto

Del fratello di Napoleone, si espongono ad Etruschi à la carte anche due taccuini di grande interesse: uno con gli appunti presi in vista della stesura del volume appena ricordato, l’altro con un elenco delle entrate e delle uscite della famiglia negli anni 1839-1840.

Die Etrusker, di Karl Otfried Müller, è il primo manuale di etruscologia e nella sua edizione originale, risalente al 1828, vi è, tra l’altro, l’intuizione del riconoscimento di Orvieto con l’etrusca Velzna (Volsinii, in lingua latina).

Numeri delle riviste Bullettino e Annali dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica testimoniano l’attività editoriale dell’Istituto, che ebbe – con le sue luci e le sue ombre – un ruolo di primaria importanza nella ricerca archeologica portata avanti durante il XIX secolo.

Il numero degli Annali esposto in mostra (1877) contiene la prima presentazione, a cura di Gustav Körte, dei risultati degli scavi nella necropoli orvietana di Crocifisso del Tufo.

Riferiti proprio alla planimetria, alla tipologia delle tombe e alle iscrizioni delle necropoli di Orvieto sono tre disegni di Adolfo Cozza risalenti al 1881 e presentati per la prima volta.

Museo Faina - Orvieto
Museo Faina – Orvieto

L’intensa attività di Cozza è testimoniata anche da un suo articolo relativo alla scoperta di un importante tempio avvenuta in località Lo Scasato (Civita Castellana). Lungo il percorso espositivo Etruschi “à la carte” viene presentata anche una pianta delle strutture presenti nell’area archeologica di Paglíano, posta alla confluenza tra i fiumi Paglia e Tevere, e dove è stato riconosciuto un porto fluviale. La pianta segnala le scoperte avvenute durante il 1890.

Infine vengono esposte due opere di Domenico Cardella, tra le quali proprio il Museo Etrusco Faina, vale a dire il primo catalogo a stampa del museo pubblicato nel 1888, di cui è stata appena pubblicata la ristampa anastatica.

DOVE E QUANDO

« Etruschi à la carte Libri e documenti dal Settecento all’Ottocento»
Orvieto, Museo «Claudio Faina»
fino al 26 febbraio 2017

Orario ma-do: 10,00-17,00; lu chiuso

Info tel. 0763 341216;
e-mail: info@museofaina.it;
www.museofaina.it

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Siena e il Vino Etrusco

A Siena si moltiplicano i progetti di ricerca sulla viticoltura antica: e presto si potranno gustare le fragranze sprigionate dai calici colmi di vino etrusco

Tutto è iniziato nel 2004 da tre interrogativi: si può studiare l’ambiente con una prospettiva di ricerca storica, che aiuti a fissarne i caratteri e ne colga al tempo stesso i momenti evolutivi?

Si può interpretare l’attuale assetto dell’ambiente anche con gli strumenti dell’archeologia?

Si può, infine, pensare a forme di valorizzazione dell’ambiente che si ispirino all’evoluzione storica dei paesaggio e ai condizionamenti imposti dall’azione persistente dell’uomo sulle risorse naturali, per trarne alimenti utili alla sopravvivenza?

L’obiettivo della ricerca diventava, insieme al sito archeologico indagato con lo scavo, anche il contesto vegetale circostante, nel quale recuperare brandelli di paesaggio antico ancora nascosti.

vigna del chianti

Alla ricerca della vite selvatica per arrivare al vino etrusco

Cosí è nato il Progetto VINUM (il termine etrusco indicante la bevanda), con il suo postulato iniziale: “Al pari delle tracce lasciate dalle attività umane, anche l’ambiente può offrire nella vegetazione attuale forme di domesticazione delle viti selvatiche o, al contrario, forme di rinselvatichimento delle antiche viti domestiche”.

In tre anni di lavoro, il Progetto ha tracciato un solco metodologico centrato sull’analisi di quelle popolazioni di vite selvatica (Vitis vinifera ssp. sylvestris) presenti in prossimità di siti di carattere produttivo, soprattutto etruschi e romani, che mantenessero resti quali vinaccioli, impianti di spremitura e/o contenitori per la fermentazione, la conservazione e il trasporto del vino.

Botanici e biologi molecolari sono diventati i compagni di viaggio degli archeologi per approfondire i caratteri ampelografici e genetici di queste popolazioni, utili per verificarne i rapporti con i vitigni attuali.

Sono cosí emerse, per la prima volta, le differenze genetiche tra le viti selvatiche campionate in prossimità dei siti archeologici e quelle censite lontano da essi: un indizio di domesticazione a opera delle comunità antiche, impresso nel germoplasma di piante un tempo coltivate e ancora presente nelle popolazioni oggi selvatiche.

La cronologia della domesticazione coincide con quella dei sito, la cui comunità ha curato lo sviluppo delle piante spesso per lungo tempo e in forma diversa.

Vino Etrusco
Vino Etrusco

Il ProgettoVINUM ha fatto inoltre progredire la caratterizzazione storica dei vitigni, attraverso il sequenziamento del germoplasma della vite coltivata, per far emergere rapporti di similarità genetica tra i vitigni dell’area mediterranea e con l’analisi della circolazione varietale, rispetto all’attuale distribuzione geografica.

Una circolazione molto antica, che spesso risale alla fondazione delle colonie greche nell’Italia meridionale e nella Sicilia: i coloni recavano dalla madrepatria semi e talee dei tre prodotti tipici della policoltura mediterranea, i cereali, la vite e l’olivo.

II successivo Progetto ArcheoVino, realizzato a Scansano nella Maremma grossetana, per scoprire il vino etrusco ha messo in luce un’importante area di domesticazione della vite tra la media e bassa Valle dell’Albegna: la documentazione archeologica (fornaci di anfore da trasporto e relitti di navi onerarie provenienti dall’area in questione rinvenuti tra l’AltoTirreno e il Mar Ligure) qualifica il comparto come grande produttore di vino durante il periodo etrusco e romano, una sorta di Chianti dell’antichità.

La Valle dell’Albegna costituisce inoltre uno dei punti di arrivo del vitigno Sangiovese in Etruria, nel suo viaggio verso nord, iniziato dalla Calabria e dalla Sicilia.

ArcheoVino
ArcheoVino

Anche il paesaggio vitato della città di Siena e della fascia suburbana è stato esplorato, con l’intenzione di recuperare in parte l’antico legame tra la città, la vite e il vino ben illustrato nell’affresco del Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti.

Il Progetto Senarum Vinea (del quale vi invitiamo a leggere il libro a questo link), ancora in corso, è incentrato sui vitigni a rischio di estinzione e di antico radicamento nel territorio, sparsi tra i conventi e negli orti urbani e le forme tradizionali della viticoltura senese, quali spalliere e alberate di derivazione etrusca, con i sostegni (testucchi) formati da aceri campestri a sviluppo orizzontale per l’appoggio dei tralci.

Senarum Vinea
Senarum Vinea

II lavoro interdisciplinare degli archeologi con botanici e biologi è ricco di implicazioni utili al progresso delle discipline e alla realizzazione di nuove ricerche, come il Progetto Farfalla, finanziato nel 2015 dalla Regione Toscana e condiviso dalle tre Università di Siena, Pisa e Firenze con aziende, consorzi e associazioni di produttori.

L’assunto è che occorra individuare una nuova chiave competitiva per le imprese del territorio toscano e per i singoli comparti rurali, in grado di creare valore aggiunto nel mercato dei prodotti agro-alimentari e dei prodotti turistici.

Una strategia competitiva, in grado di contrastare le forme di globalizzazione, è tale se riesce a esprimere un valore di «unicità» da proporre sul mercato: il Progetto Farfalla ha identificato tale valore dell’ancoraggio storico-archeologico dei prodotti agro-alimentari con il territorio, ponendo particolare attenzione ai caratteri dei paesaggi agrari di età etrusca e romana.

Uno degli obiettivi, costruito con economisti e ingegneri dell’informazione, è la messa in atto di un modello organizzativo che connetta piú strettamente le risorse culturali, in particolare storico-archeologiche, ai prodotti dell’agricoltura per costruire itinerari di valorizzazione e certificarne l’effettiva specificità, con una menzione aggiuntiva di identità storica, da associare al vigente sistema di certificazioni.

Vino Etrusco a Siena
Vino Etrusco a Siena

Sall’archeologia all’enologia: scoperta del Vino Etrusco

Tali azioni congiunte tra diverse discipline stanno portando al trasferimento dei risultati al mondo della produzione e della trasformazione alimentare: i vigneti sperimentali allestiti a Siena con i vitigni recuperati dal Progetto Senarum Vinea e piantati con la tecnica medievale ad alberello -documentata nel Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti e a Scansano presso il sito etrusco di Ghiaccio Forte -, con le viti selvatiche a riprodurre l’alberata etrusca e la tecnica romana a paio secco, sono oggi la prova vivente del tentativo, per dirla con Duccio Balestracci, di «far partecipare anche le papille gustative alla conoscenza della storia».

Con le viti senesi è infatti auspicabile la produzione di un vino dal gusto medievale, mentre con quelle maremmane l’intento è la riproposizione di un vino etrusco.

Articolo tratto dalla rivista Archeo a firma Andrea Ciacci e Andrea Zifferero

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I guerrieri di Poggetto Mengarelli – Vulci

La necropoli etrusca in località Poggetto Mengarelli svela nuovi tesori. Questa volta riferibili a due uomini d’arme, forse caduti insieme e perciò sepolti a poca distanza l’uno dall’altro e con corredi composti dai medesimi oggetti

La ripresa delle ricerche archeologiche nella necropoli vulcente di Poggetto Mengarelli, proprio lí dove qualche mese fa era stata scoperta la Tomba dello Scarabeo Dorato, si stanno rivelando estremamente interessanti.

Al momento in cui scriviamo, sono state scavate 18 tombe, tra le quali, seppur parzialmente violata, spicca quella di un guerriero che, tra la fine dell’VIII e gli inizi dei VII secolo a.C., fu sepolto in una profonda fossa con numerosi oggetti di corredo.

Parco Archeologico di Vulci
Parco Archeologico di Vulci

Di quest’ultimo fa parte un set di pregevoli vasi in ceramica etrusco-geometrica (due piatti, due coppe, una brocca e un piccolo cratere), che denota – insieme a due situle e a un’olla red on white dipinte con fregi geometrici e animalistici, ad alcuni vasi d’impasto, a un reggivasi in ferro, a due affibbiagli in bronzo e ad alcuni vaghi in argento – il grado di benessere raggiunto in vita.

L’INDIZIO DECISIVO DI POGGETTO MENGARELLI

Inoltre, la presenza di un’ascia in ferro e, soprattutto, di un’anomala quanto preziosa lancia polimaterica, suggerisce il ruolo guerriero del defunto. L’arma da lancio è insolitamente costituita da una bella e sviluppata punta foliata in ferro, dalla quale si diparte una lunga spirale di anelli in bronzo e completata da un piccolo sautoter (puntale dell’estremità posteriore della lancia), anch’esso in bronzo. A fianco, in una fossa simile, un altro guerriero dello stesso periodo ha trovato l’eterno riposo.

Vulci, necropoli di Poggetto Mengarelli. La tomba di guerriero n. 16 in corso di scavo. L'uomo venne deposto con un ricco corredo, dei quale, come si vede nella foto, facevano parte, oltre alle armi, numerosi vasi in ceramica. La sepoltura è databile tra la fine dell'VIII e gli inizi dei VII sec. a.C.
Vulci, necropoli di
Poggetto Mengarelli. La tomba di
guerriero n. 16 in corso di scavo.
L’uomo venne deposto con un ricco
corredo, dei quale, come si vede nella
foto, facevano parte, oltre alle armi,
numerosi vasi in ceramica.
La sepoltura è databile tra la fine
dell’VIII e gli inizi dei VII sec. a.C.

UN DESTINO COMUNE PER I GUERRIERI DI POGGIO MENGARELLI?

La presenza di una stessa lancia, di una stessa ascia e di affibbiagli simili, insieme a vasi etrusco-geometrici e d’impasto, oltre all’estrema vicinanza fra le due tombe, sembrano indicare una stringente relazione tra i due defunti. Che forse morirono a causa del medesimo evento, come sembrerebbe suggerire la frettolosa preparazione del secondo sepolcro.

E chissà che anche le inconsuete buche di palo poste ai quattro angoli del pavimento della fossa non siano da attribuire a un veloce rinforzo del sistema di chiusura. Il corredo è poi completato da una fibula a drago, un rasoio lunato in bronzo, un coltello e dal sauroter in ferro.

specchio in bronzo dalla tomba n. 18/A
specchio in bronzo dalla tomba n. 18/A

La distanza di quest’ultimo dalla punta indica la lunghezza della seconda, che non sembra superare i 120 cm: sarebbe, quindi, una corta zagaglia da lancio, con alta impugnatura, indicata dagli anelli di bronzo, per ottimizzarne l’equilibrio e che armava i due fanti etruschi insieme alle asce in ferro, utili per farsi largo tra le linee nemiche.

Gli scavi di Poggetto Mengarelli vengono condotti grazie al contributo dell’amministrazione Comunale di Montalto di Castro, sotto il coordinamento scientifico di Alfonsina Russo e con la collaborazione di Simona Carosi e Patrizia Petitti della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale e di Carlo Regoli di Fondazione Vulci.

La tomba ellenistica n. 18/A, rinvenuta nei pressi della toniba n. 16
La tomba ellenistica n. 18/A, rinvenuta nei pressi della toniba n. 16

 

 

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Sott’acqua i resti di Pyrgi

Nelle acque di Santa Severa i resti della città etrusca di Pyrgi

La storia della civiltà Etrusca di Pyrgi riemerge dal mare. Dai fondali dell’acqua cristallina che bagna la costa al cospetto del castello di Santa Severa, a circa cinquanta chilometri a nord di Roma. È qui che un’équipe di archeologi subacquei sta riscrivendo in queste ore la storia del leggendario porto etrusco di Pyrgi, considerato dalle fonti “l’approdo degli Dei”, antichissimo avamposto nel Mediterraneo al servizio della potenza di Cerveteri, reso immortale per il grande santuario che accoglieva un complesso di templi colossali, sacelli e altari, dove dimorava la fenicia Astarte insieme a Uni, la Giunone etrusca, in singolar tenzone con Apollo, Eracle, Thesan e Tinia.

«L’erosione del mare nei secoli ha sommerso una parte dell’abitato antico, e i resti delle abitazioni, dei luoghi di culto e dei moli del porto giacciono ora sparsi sul fondo del mare alla profondità di circa due, tre metri», racconta Flavio Enei, direttore del Museo del Mare e della Navigazione Antica di Santa Marinella che sta guidando le indagini con il Centro Studi Marittimi del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, e con la supervisione della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria.

Vista dell'area archeologica di Pyrgi
Vista dell’area archeologica di Pyrgi

Le immersioni alla scoperta di Pyrgi

Nel corso delle immersioni sono stati intercettati per la prima volta una serie di pozzi annessi alle originarie abitazioni etrusche ancora rintracciabili in fondo al mare. Non altro che scrigni di autentici “tesori” che correggono la datazione precisa della Pyrgi arcaica al VII secolo a.C. e svelano usi e costumi inaspettati degli Etruschi.

A riaffiorare sono metalli, ceramiche ma soprattutto rarissimi oggetti in legno che il fango e la totale umidità ha perfettamente conservato fino ai giorni nostri. «Questi oggetti lignei sono da considerarsi unici nel panorama dei reperti di epoca etrusca – commenta Flavio Enei – un boccale, addirittura una doppia rotella che corrisponde ad una sorta di yoyo ante litteram, e un intero rastrello a più denti».

Oggetti delicatissimi, volati subito nei laboratori hi-tech dell’Istituto superiore per il Restauro che sta curando il trattamento conservativo.

Non solo. «Anche l’analisi archeobotanica dei sedimenti contenuti nel vasellame e nella terra dei pozzi sommersi ha condotto ad importanti scoperte relative alle essenze vegetali presenti intorno alle strutture all’epoca del loro funzionamento, tra le quali spicca il papavero», rivela Enei.

A sorprendere gli archeologi subacquei è lo stato di conservazione di numerosi semi di frutti consumati dagli etruschi di Pyrgi e finiti, o forse offerti, alle divinità insieme agli oggetti gettati o deposti nei pozzi. Olive, fichi, nocciole, uva, prugne, e poi i cereali, frumento e orzo. È ormai pronta una carta archeologica del fondale di Pyrgi che rivela i resti degli edifici esistiti un tempo sulla terraferma.

Come annuncia Enei: «Gli studi svolti con l’Enea, da anni impegnati nell’analisi del sollevamento marino nel Mediterraneo, hanno consentito di scoprire quanto il mare sia salito rispetto all’antichità. In particolare, per quanto riguarda gli ultimi 2.500 anni, le scoperte di Pyrgi hanno contribuito a capire che rispetto all’epoca etrusca tra VII e VI secolo a.C. il mare è salito di almeno 1,60 cm e di circa 1,20 cm, rispetto all’epoca romana augustea, intorno all’anno 0».

Il sogno ora è di poter creare una zona protetta, un’oasi blu, che arricchisca la proposta culturale e turistica del litorale nord di Roma.

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Celebrazioni Etrusche a Murlo

Iniziative del museo archeologico di Murlo in occasione delle Celebrazioni Etrusche a Murlo. Nei primi giorni di settembre campus per giovanissimi

Il Museo Archeologico di Murlo offre una serie di laboratori per tutte le età in occasione delle Celebrazioni Etrusche a Murlo. Uno è sulla riproduzionedi placchette note come“tessere dell’ospitalità”, la cui realizzazione sarà accompagnata da un breve racconto sul concetto di solidarietà nel mondo antico.

Celebrazioni Etrusche a Murlo
Celebrazioni Etrusche a Murlo

Mani, acquae ocra minerale sono invece i protagonisti del laboratorio sui colori dell’antichità. Il campus per bambini dai 6 ai 10 anni si terrà invece dal 5 al 9 settembre, sempre al Museo archeologico etrusco. I ragazzi saranno coinvolti in visite guidate, attività didattiche tra cui lo scavo simulato, giochi, proiezioni, letture da parte della biblioteca di Murlo e gite.

Con materiale riciclato verranno costruiti i palazzi etruschi, si disegnerà osservando le vetrine, e tra un gioco e una merenda si vestirannoi panni dell’archeologo. Tutti i laboratori del museo archeologico di Murlo, antiquarium di Poggio Civitate, e la visita guidata del sabato pomeriggio saranno gratuiti fino al 4 settembre.

Un tempo ritrovato: La riscoperta di Murlo
Un tempo ritrovato: La riscoperta di Murlo

Le attività didattiche sono in programma il sabato e la domenica (ore 11.30 e 17) e ogni sabato (alle 18) c’è la visita guidata in museo. Tutto ciò grazie a un contributo del consiglio regionale della Toscana, nell’ambito delle Celebrazioni Etrusche a Murlo, fino alla prima domenica di settembre, che ha consentito di sostenere anche la mostra organizzata dal Comune e dal’università Amherst del Massachusetts sui 50 anni dei Poggio Civitate, con decine di grandi immagini visibili nelle sale del museo e in vele esterne, appese nel castello.

Per saperne di più sui 50anni di Poggio Civitate clicca qui

Inoltre, sono previsti dei campus settembrini, legati a un progetto della Regione Toscana. Per maggiori dettagli e iscrizioni telefonarealnumero0577814099 o scrivere un’email a poggiocivitate@museisenesi.org.

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Celebrazioni Etrusche in Val di Cornia

Celebrazioni Etrusche : Parchi e Musei della Val di Cornia, un’estate di eventi

Un ricco calendario di eventi, iniziative e appuntamenti fissi tra natura e archeologia arricchiscono l’offerta dell’estate 2016 nei Parchi e Musei della Val di Cornia. Tra i principali appuntamenti in calendario troviamo le iniziative proposte in occasione delle Celebrazioni Etrusche previste dal Consiglio Regionale della Toscana nel periodo compreso tra sabato 20 agosto e domenica 4 settembre 2016.

Nello specifico i Parchi e Musei della Val di Cornia presentano un calendario che spazia dalle passeggiate trekking ai laboratori archeologici, dalle conferenze alle proiezioni cinematografiche.

Celebrazioni Etrusche in Val di Cornia
Celebrazioni Etrusche in Val di Cornia

Si inizia martedì 23 agosto al Parco di Baratti – installazione Turuscia, con la conferenza a cura di Andrea Camilli (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Pisa e Livorno).

Venerdì 26 agosto la scena si sposta sul Museo archeologico del Territorio di Populonia, nel cuore del centro storico di Piombino, con “Gli Etruschi per gioco”, una serata per grandi e piccini dedicata alla scoperta del mondo degli Etruschi con laboratori didattici e proiezioni video.

Sabato 27 agosto si torna nel Parco archeologico di Baratti e Populonia per una mattinata di trekking alla scoperta degli “Etruschi di Populonia” da trascorrere nella natura, alla scoperta dell’antica città di Populonia, unica città etrusca fondata sul mare. II ritrovo è previsto alle ore 9.00 al Parco archeologico di Baratti e Populonia (ingresso necropoli).

Inoltre, per tutto il mese di agosto, si susseguiranno serate e appuntamenti speciali nei Parchi e Musei.

Per consultare l’intero calendario sulle Celebrazioni Etrusche in Val di Cornia e verificare orari e date visitate il sito www.parchivaldicornia.it

Info e prenotazioni: tel. 0565 226445

Per saperne di più sul misterioso mondo degli Etruschi non perdete gli articoli pubblicati sul nostro blog http://news.nielibrionline.it/

Non perderti nemmeno le nostre pubblicazioni sugli Etruschi, visita periodicamente il nostro sito internet http://nielibrionline.it/ dove nella Homepage saranno pubblicate le ultimissime novità.

 

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Tomba degli Scudi di Tarquinia, il restauro

Presentato l’importante progetto per la Tomba degli Scudi della necropoli di Tarquinia

Nella Sala dell’ex Consiglio nazionale del MiBact, a Roma, Alfonsina Russo, soprintendente per l’archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, e Federica Armiraglio, la responsabile Fai per “I Luoghi del Cuore”, hanno presentato agli organi di stampa l’importantissimo progetto archeologico dedicato al restauro della camera centrale della Tomba degli Scudi di Tarquinia da poco avviato.

Per saperne di più sulle Città e Necropoli d’Etruria clicca qui

All’incontro erano presenti anche Antonia Pasqua Recchia – segretario generale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; Angelo Busatto – specialista enti e relazioni territoriali, direzione regionale Toscana Umbria Lazio e Sardegna di Intesa Sanpaolo; Valeria Grilli – presidente regionale Fai Lazio; Lorella Maneschi – capo delegazione Fai Viterbo; Maria Gabriella Scapaticci – soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria Meridionale.

Tomba degli scudi a Tarquinia, il restauro
Tomba degli scudi a Tarquinia, il restauro

Il monumento, che fa parte della Necropoli dei Monterozzi, sito Unesco dal 2004, è stato votato nel 2014 da 5.681 persone al censimento nazionale “I Luoghi del Cuore”, promosso dal Fai – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Grazie a questo importante risultato, che dimostra l’attenzione pubblica verso una testimonianza così importante della civiltà etrusca, e alla domanda presentata dalla Soprintendenza sul bando promosso dal Fai nel 2015, è stato accordato un contributo di 24.500,00 euro sui fondi “I Luoghi del Cuore” per l’intervento di restauro della pellicola pittorica della Tomba degli Scudi, le cui pareti riccamente dipinte presentano una vasta serie di problematiche legate soprattutto all’alterazione del delicato equilibrio climatico. Proprio a causa di questo precario stato di conservazione, da anni la Tomba degli Scudi è chiusa al pubblico e viene aperta solo agli studiosi che ne facciano richiesta formale.

Tomba degli Scudi - particolare parete
Tomba degli Scudi – particolare parete

La Tomba degli Scudi, tra le più importanti del sito, è un’importante testimonianza della pittura etrusca di età ellenistica (terzo quarto del IV secolo aC), tesa a celebrare le virtù e il rango della famiglia Velcha, immortalando il momento della partenza del defunto verso l’oltretomba e il banchetto funebre cui partecipano idealmente tutti i membri della famiglia, descritti da rare epigrafi in lingua etrusca. L’obiettivo principale del progetto di restauro è quello di recuperare e salvare l’apparato pittorico ancora esistente per poter rendere il bene pienamente fruibile e godibile da tutti. Grazie al censimento Fai, che ha visto il coinvolgimento concreto di tutta la popolazione, è stato fatto un importante passo in avanti sulla strada della sensibilizzazione sul valore del nostro Patrimonio.

I cittadini hanno la possibilità di proseguire questa prassi di sostegno alla cultura anche tramite il decreto Art Bonus – “autentica rivoluzione nell’ambito della cultura e del turismo” – fortemente voluto dal ministro Dario Franceschini. La Tomba degli Scudi, infatti, è stata inserita tra gli interventi di manutenzione, prevenzione e restauro di beni culturali pubblici cui destinare l’erogazione liberale per completare il restauro della seconda camera e delle due laterali.

 

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Riaprono gli scavi etruschi di Parlascio

Casciana Terme, gli scavi etruschi di Parlascio aperti agli studenti. E c’è chi arriva dalla Cina!

LA MERAVIGLIA di scoprire che quella che adesso è una piccola frazione migliaia di anni fa era un popoloso villaggio etrusco affascina archeologi di tutto il mondo stiamo parlando degli scavi etruschi di Parlascio. La forza degli scavi etruschi di Parlascio, sopra Casciana Terme, è proprio questa: un tesoro nascosto che, di anno in anno, si lascia scoprire dalle mani pazienti di studiosi e appassionati.

«È uno dei pochi scavi didattici etruschi – ci spiega Emilia una delle giovani archeologhe che ha assistito alla sua nascita – qui arrivano studenti da tutto il mondo. Estate dopo estate programmiamo gli interventi da fare, ma è difficile sapere quando potrebbero finire gli scavi etruschi di Parlascio, anche perché secondo alcuni nostri studi la parte interessata è molto più ampia rispetto a quella a cui adesso stiamo lavorando».

Scavi etruschi di Parlascio
Scavi etruschi di Parlascio

Gli scavi etruschi di Parlascio sono gestiti dal gruppo archeologo La Rocca di Casciana sotto la direzione scientifica del professor Stefano Bruni «Dai primi anni 2000 – racconta Lina Bertolacci del gruppo La Rocca – i nostri volontari si occupano di aprire e richiudere, di pulire i reperti trovati, della mostra, allestita in un locale concesso dalle Terme di Casciana, e di gestire la parte organizzativa dello scavo. Non possiamo scavare, a quello ci pensano gli archeologi, ma partecipiamo a tutti i momenti della campagna. Un grazie particolare va a chi ci aiuta come don Angelo che mette la canonica a disposizione dei ragazzi».

QUEST’ANNO i lavori agli scavi etruschi di Parlascio sono ripresi il 13 giugno e si chiuderanno il 9 luglio in concomitanza con «le notti dell’archeologia» per cui è stata organizzata una visita allo scavo e un filmato sul protagonista delle ultime campagne: il pozzo posto proprio al centro del campo. Un reperto incredibile per la fattezza, i manufatti recuperati al suo interno, tra cui una fossetta votiva traccia di un antico rituale, ma anche per le suggestioni che provoca se si pensa al mondo del sotterraneo degli Etruschi. «Ho scelto di venire a scavare qui – racconta Cristian studente Erasmus di Granada – perché mi piace il periodo etrusco, e poi in uno scavo didattico come questo si può lavorare senza fretta, godendosi tutto il piacere di scavare». Da lontano arriva anche Pin, studente cinese della Sorbona di Parigi «Vango dal nord della Cina, mi occupo della conservazione dei reperti, in particolare della carta, ma assistendo allo scavo posso ampliare i miei interessi».

PARLASCIO è stata anche da indirizzo per tanti giovani della zona «Sono di Casciana Terme – racconta Rachele – ho deciso di fare l’archeologa in terza elementare quando mi sono innamorata dell’antico Egitto. Poi ho iniziato a venire agli scavi etruschi di Parlascio grazie al gruppo archeologico e adesso sto facendo archeologia all’università».

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