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Liguori Editore verso il fallimento

Liguori Editore, l ’azienda in liquidazione dopo sessantasei anni e cinquemila volumi pubblicati

 

C’è una Napoli libraia che, in controtendenza al resto d’Italia, ha visto inaugurare negli ultimi mesi quattro nuove librerie, le ultimissime due giorni fa a Port’Alba (Mondadori Point) e solo ieri al Vomero, in via Santa Maria della Libera (Quadrifolio). Poi c’è una Napoli editrice che, perfettamente in linea con il Paese, soffre e stringe i denti. Ultima a essere caduta nelle maglie della crisi è la Liguori Editore. Questa, benché forte di sessantasei anni di vita, cinquemila volumi pubblicati e centosessanta tra novità e ristampe all’anno, è stata messa in liquidazione, i suoi diciassette dipendenti sono in cassa integrazione e, se il Tribunale fallimentare non concorderà su ogni nuovo passo dell’azienda, potrebbe decidere anche per il suo fallimento.

Liguori Editore
Liguori Editore

«Ma siamo certi di aver dimostrato tutta la nostra buona volontà di chiudere senza traumi, soprattutto per i nostri autori, per poi magari rimboccarci le maniche e ricominciare», dice con tono sereno Guido Liguori, amministratore delegato della Liguori Editore. Il concordato preventivo è stato accettato con riserva, la produzione dei volumi continua solo con quelli già contrattualizzati e con una copertura finanziaria, ma Franco Liguori non nasconde l’amarezza: «Se proprio mi devo rammaricare di qualcosa, è di aver guardato troppo avanti. Abbiamo sempre investito in nuove tecnologie, siamo stati tra i pionieri, nel 1995, a credere nell’e-book e nel digitale, eppure forse da pionieri ci siamo trasformati in cavie perché il mercato napoletano, ma in generale quello italiano, non si è dimostrato pronto» sottolinea il vulcanico patron della casa editrice nella sua storica sede di via Posillipo. «In Europa si discute di noleggio dei testi, non più di vendita, mentre qui siamo ancora fermi a un’era quasi primitiva. Come si fa ad adeguarsi ai cambiamenti che il mercato ti impone se poi il territorio in cui operi è fermo alla preistoria? ».

Franco Liguori, nel suo stile da gentiluomo napoletano d’altri tempi, è afflitto ma non si dà per vinto, né ha rinunciato a sentirsi orgoglioso della sua creatura e a difendere gli interessi degli autori.

A tutti loro, nella più estrema chiarezza e correttezza, ha inviato una lettera in cui spiegava la situazione e chiedeva se volessero rinunciare ai diritti d’autore, «diritti che noi abbiamo sempre pagato». Le risposte positive sono state tantissime, un gesto di vicinanza e solidarietà a dimostrazione di quanto sia profonda l’amicizia, prima ancora che il rapporto professionale, tra gli autori e l’editore. D’altra parte tra i meriti della Liguori Editore c’era quello di tenere in vita, e costantemente rieditare, almeno tremila dei cinquemila titoli che fanno parte di un catalogo prettamente universitario che tocca tutte le discipline, dalle arti alle scienze, dalla filosofia al diritto. «E in una città come Napoli in cui le fotocopie si vendono impunemente alla luce del sole abbiamo sempre dovuto lottare» aggiunge Maria. D’altra parte Napoli è anche una città dove, dopo ventianni di onorata attività, ha chiuso nell’indifferenza generale Galassia Gutenberg, rassegna ideata e portata avanti fino al 2009 proprio dai Liguori. Eppure, anche se per altri casi come questo – l’ultimo in ordine di tempo ha riguardato la Loffredo – le istituzioni non si sono mosse, forse stavolta qualche idea in campo si può mettere. «Ma noi non chiediamo niente a nessuno» ci tiene a precisare Franco Liguori, «vogliamo solo superare questo momento ».

Una riflessione sul futuro del libro in generale, però, Maria la porta avanti: «Adesso si fa un gran parlare di beni culturali e della loro difesa. Mi sta benissimo, purché però anche il libro si consideri alla stregua di un bene culturale, da difendere e valorizzare a tutti i costi». Al di là di quello che succederà, i Liguori concordano su un punto: evitare la scomparsa di un patrimonio di titoli che va da L’analisi matematica di Renato Caccioppoli ai più recenti lavori di Pasquale Iaccio sul cinema e la storia, e annovera una serie di collane dirette da studiosi come Alberto Abruzzese, Arnaldo Bagnasco, Renato De Fusco, Roberto Esposito, Stefano Manferlotti, Fulvio Tessitore.

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