Rinasce il Museo del Duomo di Firenze

Museo del Duomo di Firenze riapre con un impianto spettacolare e chiaro: ricreata l’antica facciata medioevale. E Michelangelo ha uno spazio nobile.

Con lavori durati appena tre anni, con 45 milioni di euro integralmente autofinanziati (36 adesso più 9 per l’acquisto di un ex garage nel 1997 quando circolava la lira), con un rinnovamento architettonico radicale tanto stupefacente quanto razionale e nitido, il Museo del Duomo di Firenze il 29 ottobre riapre al pubblico impartendo una lezione di efficacia e cura scientifica in un paese dove troppo spesso le opere pubbliche durano all’infinito o i costi imboccano chissà quali rivoli. La raccolta di sculture medioevali e rinascimentali, una delle più belle al mondo, esponeva i suoi gioieli in spazi inadeguati, talvolta angusti. La dirige Timothy Verdon: prete e vigoroso storico dell’arte statunitense e da decenni fiorentino, con uno staff assai preparato è il motore portante e l’ideatore del progetto architettonico firmato da Adolfo Natalini (c’è la sua impronta di linee rette) e da Guicciardini & Magni architetti.

Museo del Duomo di Firenze La sala con il modello ricostruito dell’antica facciata della cattedrale
Museo del Duomo di Firenze La sala con il
modello ricostruito
dell’antica facciata della
cattedrale

Il Museo del Duomo di Firenze

Il Museo del Duomo di Firenze ha tonalità di grigi e bianchi con qualche pavimento color cotto fiorentino e l’intervento più stupefacente è la ricreazione, in scala 1:1, di un modello dell’antica porzione della facciata di Arnolfo di Cambio: rimasta incompiuta, fu smantellata nel 1587 e distrutta affinché la cattedrale di Santa Maria del Fiore ne avesse una nuova che invece fu costruita solo a fine ‘800 pure se tanti la scambiano per un’originale del gotico toscano. Questa finta facciata occupa una vastissima sala (là a fine ‘700 nacque il “Teatro degli intrepidi” per diventare garage nell’ultimo dopoguerra) ed è modellata su un disegno del ‘600 che a sua volta riprende un disegno del ‘500 e altre testimonianze minori. Esistono pochi paragoni al mondo, forse nessuno, e presumibilmente farà discutere: «Un falso? Lo dimostrino. Berlino ha una sala in qualche modo di simile, con i fregi del Partenone, ma è una scultura che viene dalla Grecia antica, non è del luogo come qui da noi. Nelle nicchie ricollochiamo le statue come pensiamo fossero in origine, concepite per essere viste da lontano», osserva Verdon. In una quinta urbana mozzafiato bagnata da una luce naturale dall’alto, fronteggiano la facciata le due Porte del Battistero di Lorenzo Ghiberti: quella “del Paradiso”, che con le sue formelle ha rivoluzionato l’arte, quella “nord” restaurata da poco e “ricoverata” al chiuso a settembre. La terza e ultima del Battistero, del Pisano, in restauro all’Opificio delle pietre dure, arriverà a fine 2017 o nel 2018. Niente luce diretta del sole e pioggia e smog. «Le magnifiche dorature delle formelle bronzee sono stese su uno strato sottilissimo di mercurio che conferisce lucentezza ma non regge all’aperto, solo al chiuso e con un’atmosfera controllata possiamo preservarle».

Tutte le opere, dalle sculture ai dipinti ai pezzi di oreficeria, ora respirano molto meglio. «Prima erano come umiliate», confessa Verdon e non esagera. La Pietà di Michelangelo non è più in un mezzanino, è in una sala austera, limpida. «Il Buonarroti non la prese a martellate per l’imperfezione del marmo come scrisse il Vasari – appunta Verdon – bensì perché comprese che se aggiungeva al Cristo la gamba non ancora scolpita avrebbe distrutto l’armonia». Se lo spazio è raddoppiato, non è un percorso sterminato e include una terrazza con affaccio sulla cupola del Brunelleschi (una sala è dedicata all’architetto). Unico piccolo appunto: al momento nei bagni mancano i ganci appendiabiti. Oltre cento le opere restaurate da moltissimi restauratori.

Museo del Duomo di Firenze “Pietà” di Michelangelo
Museo del Duomo di Firenze “Pietà” di
Michelangelo

Antonio Paolucci, che vive a Firenze e dirige i Musei Vaticani, commenta: «Il riallestimento è un evento grandioso per la storia dell’arte, non per Firenze». E annota: «Il Museo del Duomo di Firenze è un ente laico e autonomo nato nel 1296 che si autogoverna e si autoamministra, non dipende né dal vescovo né dal sindaco. Sono stato nel suo cda per anni e raramente, nella mia carriera nei beni culturali ho trovato un ambiente così scrupoloso, e parsimonioso». Infine dice: «È una raccolta di sculture realizzate per la cattedrale, da Nanni di Banco alle “Cantorie” di Donatello e Luca della Robbia per dirne alcune, che sono capolavori assoluti quali nessuno ha. Tanti preferiscono la pittura? Forse perché la gente è abituata alla tv a colori, ma nessuno dica che la Pietà di Michelangelo è inferiore a Botticelli, anzi, trovo la scultura più eloquente della pittura perché è plastica, perché tridimensionale».

Museo del Duomo di Firenze: per ogni info: su www.operaduomo.firenze.it; esce una nuova guida edita da Mandragora.

 

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