A George Dennis, esploratore, diplomatico e archeologo britannico dobbiamo un’opera sui siti e i monumenti degli etruschi che – a oltre centocinquant’anni dalla sua prima pubblicazione – è ancora preziosa. In questi giorni vede la luce la prima traduzione integrale in italiano dell’opera. Un’iniziativa che salutiamo con entusiasmo e di cui presentiamo alcuni dei passi più significativi.
E’ con orgoglio che vi proponiamo l’articolo di Giuseppe M. Della Fina pubblicato sulla rivista Archeo di Luglio dove viene presentato il nostro ultimo libro “Città e Necropoli di Etruria” di George Dennis.
Sul finire del 1848, a Londra, l’editore John Murray pubblicò la prima edizione di un libro di viaggio destinato ad avere una fortuna duratura: The Cities and Cemeteries of Etruria di George Dennis, di cui ora viene stampata la prima edizione integrale in lingua italiana. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, ma, soprattutto, ci si può chiedere se ne sia valsa la pena. Per un etruscologo italiano la risposta positiva è quasi d’obbligo: si tratta infatti di uno studio che si consulta ancora con una certa frequenza e utilmente.
Da allora il quadro è profondamente mutato, diverse ricostruzioni non sono più condivisibili e singole intuizioni neppure. Inoltre problemi presentati come irrisolti, oggi invece lo sono: penso, per esempio, al tema delle origini degli Etruschi, superato alla luce della lezione di Massimo Pallottino e all’introduzione del concetto di formazione nel dibattito scientifico.
TUSCANIA O TOSCANELLA?
I limiti cronologici attribuiti alla loro civiltà erano allora diversi da quelli attuali e una profonda revisione ha riguardato la datazione delle opere dell’arte e dell’artigianato artistico etrusco. La localizzazione di alcuni insediamenti – segnalati
nelle fonti letterarie latine e greche – non era ancora avvenuta, o se ne accettava una rivelatasi in seguito sbagliata. Sono mutati persino i nomi di singole località come Tarquinia, allora denominata Corneto, o Tuscania che veniva chiamata Toscanella. Perché, dunque, uno studioso del mondo etrusco dovrebbe continuare a consultare Città e necropoli dell’Etruria? Perché nelle sue pagine, sono registrate informazioni preziose. Soprattutto per quello che concerne lo stato di conservazione di numerosi monumenti, decisamente migliore rispetto a quello attuale. Inoltre, l’autore propone con frequenza una descrizione dettagliata di musei che oggi si presentano in una forma completamente diversa o che, talora, non esistono piú. Per non parlare delle collezioni private andate disperse nel frattempo. La sua esposizione consente di riconoscere singole opere d’arte che il commercio antiquario ha portato altrove e di cui è andata perduta la collocazione originaria. Un archeologo può riflettere inoltre su come sia mutato il suo mestiere, un tempo legato principalmente all’analisi della storia dell’arte antica e oggi indirizzato soprattutto verso la ricostruzione della storia sociale ed economica. Né voglio nascondere un altro motivo d’interesse, che va oltre le usuali attitudini degli studiosi o degli appassionati del mondo etrusco: la notevole capacità di scrittura di George Dennis. In poche righe – come si potrà intuire dalla selezione di brani che viene proposta in questo articolo grazie alla disponibilità della casa editrice Nuova Immagine – l’autore riesce a restituire con vivezza un paesaggio, un incontro, uno stato d’animo. Dalla sua opera affiora un’Italia che non esiste piú: si confrontino idealmente le descrizioni fornite con i paesaggi che possiamo osservare noi oggi. Luoghi di cui viene descritta la bellezza struggente e ora trasformati in periferie di centri urbani che sembrano avere perso persino la consapevolezza del proprio passato. Siti carichi di storia divenuti privi d’identità e oggetto di una speculazione feroce.
SIMPATIE RISORGIMENTALI
Anche se – va detto – l’Etruria sa ancora sorprendere: in anni recenti, ho visto le pecore pascolare nel foro di Bolsena, ho visitato aree archeologiche importanti in completa solitudine (la città di Vulci http://nielibrionline.it/dh-lawrence-e-george-dennis/1246-vulci-canino-ischia-farnese.html o le necropoli di Castel d’Asso, solo per fare qualche esempio), ho sentito il suono del vento sulle acropoli di Cosa e di Populonia, ho ascoltato il rumore dei miei passi per le vie di Sovana, ho potuto raggiungere monumenti o intere aree archeologiche solo a piedi e con una certa difficoltà. Ho incontrato personaggi singolari, in fondo non diversi da alcuni fissati per sempre da Dennis.
Ho parlato di un’Italia che non esiste più che emerge dalle pagine dello scrittore/archeologo inglese, ma non voglio indulgere nella nostalgia: quello che viene descritto è infatti un Paese povero, flagellato dalla malaria in ampie zone, con condizioni igieniche precarie (una locanda o un albergo pulito vengono segnalati con grande evidenza, quasi con gioia), con un’agricoltura arretrata nei sistemi di conduzione, con una rete di trasporti ampiamente insufficiente almeno ai nostri occhi.
Un Paese che tentava di conquistare con difficoltà una sua unità e condizioni di vita migliore. Proprio verso la nuova Italia andavano le simpatie di Dennis, autore di un pamphlet di denuncia sulle condizioni delle carceri borboniche: egli
chiese, piú tardi, senza successo, al suo editore di pubblicare in inglese le memorie di Giuseppe Garibaldi. In una lettera a lui indirizzata il 22 giugno 1874 afferma: «Vi scrivo su un argomento che forse voi non apprezzate quanto me e, sebbene riguardi il più importante e meraviglioso capitolo dell’Italia moderna, è però di interesse mondiale, cioè Garibaldi. Il vecchio eroe, trascorsi i giorni dei combattimenti, si è messo a scrivere per ricordare, come Cesare, le sue imprese». Nell’edizione del 1878 della sua opera, data alle stampe dopo urla serie di nuovi viaggi in Etruria, non mancò di segnalare con qualche enfasi i mutamenti avvenuti sia nella gestione dei belli culturali che nell’organizzazione stessa della società.
UN ARCHEOLOGO DIPLOMATICO
Ma chi era George Dennis? Era nato a Londra nel 1814 e presto si era sviluppato in lui l’interesse per i viaggi e per il mondo classico. In una lettera ricevuta da uno zio, quando aveva 10 o 12 anni, si può leggere: «Stavo per aggiungere: spero che siate un bravo ragazzo, ma tutti gli zii dicono così. Inoltre so che siete bravo. Spero che siate un tipo vivace, virile, amante del pattinaggio, del nuoto e dell’equitazione, che abbiate in odio l’aritmetica, le bugie, i ragazzi con le unghie sporche, senza guanti, con le scarpe sporche, senza pettine in tasca». In apertura della stessa missiva gli chiedeva: «Quanto siete cresciuto? Siete grande abbastanza da leggere il greco senza vocabolario?».
Negli anni Trenta dell’Ottocento, quando era stato assunto già presso l’Excise Office, dove lavorava anche il padre, ebbero inizio i suoi viaggi: il Galles, la Scozia e quindi il Portogallo e la Spagna meridionale. Da quest’ultimo scaturì il suo primo libro A Summer in Andalucia, che incontrò un successo notevole.
Agli inizi degli anni Quaranta – sempre meno soddisfatto dall’impiego londinese – scelse di visitare l’Etruria. Dalle numerose escursioni in zone allora difficili da raggiungere e dai lunghi soggiorni a Roma nacque The Cities and Cemeteries of Etruria, pubblicato – in prima edizione – nel 1848: un’opera in due volumi, che complessivamente supera le mille pagine. Nello stesso anno vi fu una svolta importante nella sua vita professionale: lasciò l’Excise Office ed entrò a far parte del Colonial Office. Il nuovo incarico lo allontanò per più di dieci anni dall’Europa e dal Mediterraneo: la sua attività si svolse infatti nella Guiana Britannica.
Negli anni Sessanta, ammesso nella carriera diplomatica, riuscì a rientrare e fu vice console e poi console britannico in Sicilia, in Libia e in Turchia, potendo tornare agli studi classici e intraprendendo campagne di scavo piú o meno fortunate. Archeologia e diplomazia in lui si fusero. Gli anni Settanta furono l’occasione per una revisione profonda della sua opera più celebrata e, nel 1878, ne uscì una seconda edizione, profondamente rinnovata rispetto alla prima. Nel frattempo, aveva scritto la guida A Handbook for Travellers in Sicily. Nuovi viaggi e ulteriori campagne di scavo caratterizzarono il decennio seguente che, nel 1888, vide anche il suo ritiro per pensionamento dall’attività diplomatica.
George Dennis morì a Londra nel 1898.
RITORNO DI UN CLASSICO
La prima edizione integrale italiana dell’opera The Cities and Cemeteries of Etruria, pubblicata dalla Nuova Immagine (a cura di Elisa Chiatti e Silvia Nerucci, traduzione di Domenico Mantovani) verrà presentata a Murlo (Siena) nell’ambito del festival BluEtrusco nelle giornate del 18 e del 19 luglio. All’iniziativa interverranno Andreas M. Steiner (direttore editoriale di «Archeo»), Christopher Smith (direttore della British School at Rome), Maria Grazia Celuzza (direttrice del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, Grosseto), Alessandra Minetti (direttrice del Museo Civico Archeologico di Sarteano) e Giuseppe M. Della Fina (direttore scientifico del festival).
Brani tratti dall’opera verranno letti dall’attore David Riondino.