Degustazioni doc La ricetta segreta della Cantina Lunae è custodita da generazioni. Tutto si fa ancora all’antica, ricorrendo poco alla tecnologia. I vigneti, al confine tra Liguria e Toscana, sono protetti dalle colline e protesi verso il mare. Il risultato? Un Vermentino unico. Per intenditori. Viaggio nella cantina Lunae della famiglia Bosoni.
Diego Bosoni è uno che ascolta. L’ha imparato dal padre, Paolo. Viticoltore che negli anni Sessanta raccoglie l’eredità agricola della famiglia cresciuta coltivando la terra per dedicarsi esclusivamente alla produzione del vino. La cantina Lunae affonda le sue radici nella storia: ha ereditato la tradizione vitivinicola dagli etruschi. Il nome Cantina Lunae, infatti, deriva dalla città di Luni (Portus Lunae), antico porto Etrusco, consacrato alla dea Selene, divinità della luna nella mitologia.
Diego Bosoni ha imparato dal papà ad ascoltare la natura. Che in quest’ultimo lembo della Liguria di levante, tra il comune di Ortonovo e Castelnuovo Magra al confine con la Toscana, mette a dura prova le viti costrette a crescere in fazzoletti di terra.
«Il vino è il frutto di un lavoro dell’uomo fatto sul rispetto della natura», racconta a Panorama Diego Bosoni che in azienda si occupa di sviluppo, ricerca e comunicazione, oltre a seguire il laboratorio-liquoreria Essentiae Lunae. «Produrre vino in Liguria è una sfida. Il terreno è infame. I vigneti sono in pendenza, hanno poco spazio. Il terreno è ricco di rocce nelle zone collinari e diventa argilloso nelle aree pianeggianti. Ma il clima è dalla nostra parte. Le Apuane proteggono dai venti freddi del nord, mentre il mare regala ventilazione ed escursione termica. Punto di forza per il
carattere deciso di questo vino». Da piccolo, Diego, giocava nei filari di viti e tra le botti. La cantina Lunae è cresciuta con lui. Come una sorella. «Con la tradizione familiare un po’ ci si litiga.
Da ragazzino vuoi scappare, andare a scoprire altri luoghi, provare altri lavori. Ma quando sei lontano da quella che è la tua storia, il tuo Dna, ne comprendi il valore. E allora inizi ad amare il vino, ad apprezzare il lavoro e l’impegno dalla famiglia. E alla fine torni a farne parte. E così ho scoperto che non avrei potuto e voluto fare altro».
Diego Bosoni, insieme alla sorella Debora che si occupa delle relazioni esterne, porta avanti così il lavoro del padre che ha fortemente creduto nella ricerca e nella sperimentazione preservando però la tradizione millenaria vitivinicola locale e che attualmente coordina, con il fratello Lucio, il lavoro in vigna e in cantina. I vigneti si estendono su circa quarantacinque ettari di terreno, tra vigne sperimentali e vitigni autoctoni come il Vermentino, l’Albarola, il Malvasia Pollera Nera e il Massareta, coltivati seguendo le linee tradizionali.
«Le uve sono raccolte a mano in piccole ceste, il concime è naturale e si decide quale sia il momento giusto della vendemmia assaggiando i frutti. In cantina la tecnologia è limitata per non rischiare di rovinare il raccolto. Si vinifica in vasche d’acciaio a temperatura controllata poi in barrique e botti di rovere». Delle 450 mila bottiglie di vino prodotte ogni anno il Vermentino è il fiore all’occhiello della casa vinicola ligure, un vitigno autoctono che ha permesso all’azienda di affermarsi nel mondo dell’enologia. L’Etichetta Nera, in primis. Frutto di una segreta selezione in
vigna. Le uve vengono lasciate macerare a freddo per 48 ore, processo che dona al nettare complessità e i tradizionali tratti del Vermentino con sentori che rievocano la macchia mediterranea, frutta matura e agrumata. «Racconta bene il nostro territorio. È un vino complesso ma fresco. Con
una certa sapidità dovuta alla vicinanza del mare» spiega Bosoni mentre si prepara alla seconda giornata del Merano Wine Festival, tra le più importanti kermesse di produzione enologica e gastronomica italiana e internazionale. Sono i giorni in cui presenterà al pubblico, e ai critici,
Nicolò V da Sarzana un rosso ottenuto da un blend di Pollera Nera, che regala personalità
e carattere grazie a un bel frutto rosso, il Sangiovese, netta contaminazione della vicina terra toscana, e il Merlot, che garantisce persistenza minerale e un finale piacevolmente asciutto.
«La prossima sfida è creare una bollicina. Difficile, ma non impossibile» conclude Bosoni che invita, nel frattempo, a scoprire Ca’ Lunae, il cuore della cantina che si trova all’interno degli edifici
dell’antico borgo. Un luogo dove si assaggiano i vini, i distillati e gli oli dell’azienda. «È il posto in cui accogliamo tutti coloro che vogliono conoscere e scoprire il nostro lavoro, il nostro vino, il nostro territorio».