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Pier Paolo, un figlio, un fratello di Francesco Ricci

Oggi pubblichiamo con grandissimo piacere le osservazioni fatte dalla scrittrice Mita Feri a proposito del libro da noi edito “Pier Paolo, un figlio, un fratello” di Francesco Ricci (Nuova Immagine Editrice).

C’è una tenace vitalità in questo viaggio che si apre come un sipario sul vagone di un treno, con la fronte appoggiata al finestrino a scrutare il paese che Pier Paolo Pasolini si appresta ad abbandonare. Ma c’è anche tutto il suo sconforto, il rammarico per l’addio alle meravigliose estati, alla giovinezza.

Questo monologo che Francesco Ricci ci dona è un affresco del Pasolini più intimo, un intenso omaggio alla sua persona, come a volerne riscattare quella figura di grande valore che ha rappresentato e tutt’ora rappresenta nel panorama artistico, culturale del novecento italiano.

Pier Paolo, un figlio, un fratello
Libro su Pasolini: Pier Paolo, un figlio, un fratello di Francesco Ricci

La partenza meditata ma sofferta e dettata dalla costrizione è lacerazione nel cuore, indaga con nostalgia e tenta di raccogliere i ricordi suoi più belli. Pasolini, costretto a lasciare quella sua terra tanto amata, che ha legato a sé nelle corse a perdifiato in bicicletta, quando tagliava “l’aria carica di lusinghe” nei passi dei giorni, nella pioggia e nel vento, ne ricorda la sua gente: uomini e donne che del sudore e dello spirito di sacrificio ne indossano con dignità tutti i solchi.

Dopo la frattura che ha demarcato in maniera insanabile come un oltraggio la sua appartenenza al mondo che si era rivelato fino ad allora più benevolo, Pasolini riconosce al suo Friuli, “un tempo terra della gioia”, l’attuale luogo di “triste reliquiario”.

C’è pura compassione nei confronti dell’afflizione profonda generata dal muro di ostilità verso la sua persona, nel riconoscere quanto la diversità faccia paura e sia all’origine del suo tormento interiore, della sua delusione. L’autore ci immerge in quel senso di esclusione che si fa strazio e tramuta in sconfitta, annegando l’animo nella solitudine più cupa.

Francesco Ricci
Francesco Ricci

Pasolini compie questo viaggio a fianco della sua amata, dolcissima madre, casa e destino, “compagna di vita e di scena”. C’è un senso di vertigine nell’ammirazione verso questa donna minuta, curata nella sua semplicità, che ha nutrito il suo sangue, colei che rappresenta la sua stessa carne, un legame viscerale mai sopito. Quel caldo grembo materno, sempre accogliente, cui Pasolini si rivolgerà, è tenerezza struggente, ci commuove. Francesco Ricci lascia che sia proprio lei a dire: “Partiremo col buio. Presto partiremo col buio. Chiederò a tuo cugino di accompagnarci. E sarà come se Guido non ci avesse mai lasciato”.

La madre si prende cura di entrambi i figli nell’intimità dei giorni, ne culla l’angoscia, cerca di proteggerli e si preoccupa sempre. Poi sarà la vita a rapirli, perché “la vita sa anche essere una ladra crudele” e chissà cosa ne sarà della nostra stessa esistenza. Così come è stato per Guido, l’altro tormento di Pasolini. C’è nelle pagine, quell’angoscia latente, il rimorso di non essere stato capace di salvarlo quel fratello minore, così barbaramente trucidato a tradimento dai partigiani filotitini.

Nuova Immagine Editrice
Nuova Immagine Editrice

E la sua ombra sottile si farà presenza viva per entrambi i fuggiaschi e sarà sale che brucia su di una profonda ferita che mai rimarginerà: il rimpianto per la perdita è prigionia, attanaglia in una morsa senza via d’uscita, si para loro davanti come una montagna insormontabile. L’incapacità di non averlo saputo proteggere dal suo atroce destino dilania il cuore, è disgregante e ciò che resta nei giorni nella sua incomprensibile assenza, “altro non è che uno scialo di vuote settimane”.

Resta la nostalgia per tutto ciò che è mutato a scavarci silenziosamente gallerie di insoddisfazione, nella muta assenza di ogni consolazione: “Perché esiste una segreta e non scritta legge della vita, la quale impone, a chi ha conosciuto la pienezza infinita di un rapporto, di non riuscire ad accontentarsi del poco, perché è inevitabile che quel poco finisca con l’assomigliare al niente. E nessun niente ha mai nutrito l’anima. Il vero amore non è mai misura. E il pensiero della luce che avvolgeva i nostri giorni, una volta che questa si attenua o si spegne completamente, ci rende insopportabile il presente.”

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Pier Paolo, un figlio, un fratello di Francesco Ricci

Anno: 2016
Formato: 14×21
Pagine: 94
ISBN: 9788-7145-354-5

Prezzo 12.00€

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