Bologna, il Salone del Libro 2016 resta a Gl

Salone del libro 2016, gli emiliani rinunciano all’ultimo: pesa anche l’affitto. La Fondazione: pronto il piano di rientro

Alla fine, ne è rimasto solo uno. Ed è Gl Events. Lo stesso organizzatore degli anni passati, quando i bandi per il Salone del Libro 2016 non si facevano e la parte fieristica e commerciale veniva data in affidamento diretto. All’ultimo, si è sfilato il secondo degli altri due concorrenti che avevano presentato la manifestazione di interesse. Ed era un concorrente molto pesante, per nome, storia, esperienza nel settore: ma BolognaFiere non ha dato seguito alla manifestazione di interesse presentata il 30 ottobre. E, dopo l’annuncio della genovese Totemeventi di rinunciare alla competizione, ha lasciato che i francesi del Lingotto rimanessero gli unici in corsa. A parte colpi di scena – il bando prevede anche la possibilità teorica di non assegnare la gara – l’edizione del Salone del libro 2016 sarà affidata ancora una volta a Gl Events.

Salone del Libro 2016 di Torino
Salone del Libro 2016 di Torino

Favore o dispetto? Ma perché Bologna ha deciso di sfilarsi?

La società emiliana ha comunicato informalmente la sua decisione alla Fondazione martedì, giorno prima della scadenza per presentare le offerte. La motivazione ufficiale è economica: troppo esigui i margini di ricavo di un bando che non solo vincola rigidamente le tariffe di spazi espositivi e prezzi dei biglietti, ma impone all’organizzatore anche il pagamento di un affitto da 1,2 milioni di euro. Da versare a Gl Events, proprietario dei muri – che in questo senso era chiaramente avvantaggiato, avendo una voce significativa in meno da spuntare dal prospetto economico. Dati che però erano ampiamente noti anche al momento della manifestazione di interesse. E, se si aggiunge che Gl Events, è il principale azionista privato di BolognaFiere con l’8,72%, si potrebbe anche pensare che il gesto degli emiliani si sia trasformato in un favore a Gl, dando credibilità a una gara che fin dall’inizio – La Stampa lo ha scritto più volte – con quel contratto di affitto vincolante per tre anni, non sembrava affatto appetibile per altri competitor. Ma è una lettura monca, perché non contempla gli scontri del recente passato tra Gl e BolognaFiere. Prima che gli emiliani avanzassero l’ipotesi di venire a organizzare il torinesissimo Salone del Libro 2016, quelli del Lingotto avevano già organizzato il bolognesissimo Motor Show. L’ultimo, nel 2014. E a Bologna Fiere pagavano un affitto che era più del doppio di quello che si deve oggi a Gl Events per il Salone del libro 2016. Esoso, molto, il prezzo degli spazi bolognesi: specie nel periodo più buio dell’automotive, quando il mercato perdeva il 48%. E impossibile trattare le condizioni: alla fine, Gl se n’è andata, nonostante un contratto fino al 2021.

BolognaFiere si è ripresa l’organizzazione ma, nonostante un mercato in netta risalita, non è riuscita a organizzare il Motor Show 2015: lo farà nel 2016. L’addio dei francesi non piacque al presidente di Bologna- Fiere Campagnoli, che con Gl non aveva ottimi rapporti già ai tempi in cui era assessore regionale alle Attività produttive dell’Emilia Romagna. Alla luce di questo, si può cambiare la domanda: ma perché Bologna ha deciso di presentare la manifestazione di interesse? I partecipanti al bando erano segreti, d’accordo; ma il solo sapere che Gl aveva almeno due sfidanti li costringeva a un’offerta interessante. È forse un dispetto quello che BolognaFiere ha fatto al Lingotto? Ripianamento dei conti Ieri, si è riunito il cda della Fondazione per il Libro che, oltre a dare il via all’iter per valutare l’unica offerta, ha discusso per tre ore della situazione finanziaria che sembra finalmente vedere una luce in fondo al tunnel. La spending review della presidente Milella – che ha comunque sacrificato il contratto di cinque collaboratori – pare avere raddrizzato il conto economico del 2015, che dovrebbe chiudersi persino con un piccolo attivo. E sono arrivate le lettere che anticipano l’arrivo dei soldi promessi da Regione e Comune per ripianare i bilanci del 2014 e del 2015 (650 mila euro a testa). La Regione, però prima di versare i fondi, a norma di legge pretende dalla Fondazione un piano di rientro, il piano per ora non c’è, ma – assicurano dal cda – è questione di ore.

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